«Io il Lucano di destra? Ma assolutamente no». Così rispondeva il sindaco Orlando Fazzolari, nel giorno del suo polemico comizio dopo aver scoperto di essere indagato per la gestione del Centro accoglienza dei migranti che era stato aperto per 20 mesi a Varapodio. Il primo cittadino di destra non vedeva analogie con il caso del suo collega di sinistra, sotto processo a Locri, eppure oggi scopriamo che qualche punto di contatto esisterebbe tra gli accertamenti fatti al Cas di Varapodio e quelli sul modello Riace.

Tra i 6 indagati dai carabinieri di Taurianova, nell’ambito dell’operazione denominata “Cara accoglienza”, figura anche il funzionario della prefettura reggina, Salvatore Del Giglio, che in passato si era trovato a ispezionare anche la condizione dell’accoglienza nel paese di cui era sindaco Mimmo Lucano, firmando – con altri colleghi - verbali che sono alla base del procedimento penale in cui è incappato l’ex amministratore riacese.

L’altro funzionario indagato è Pasquale Modafferi, e nell’atto che informa sulla conclusione delle indagini – che ha mandato su tutto le furie il primo cittadino di Varapodio, che nel comizio aveva pure attaccato la lettura mediatica data da alcuni giornalisti – sembrerebbe emergere anche un quadro di sospette opacità che potrebbero influenzare, se non l’andamento del processo contro Lucano, almeno l’elaborazione di quello che i sostenitori dell’ex sindaco anti Salvini vanno ripetendo da anni: ovvero che Lucano sia vittima anche di un accanimento politico.

Per Varapodio, secondo gli investigatori del capitano Marco Catizone, Del Giglio - nel verbale stilato nel settembre del 2017 - sarebbe stato meno zelante omettendo dei particolari sulla conduzione della cooperativa Itaca omettendo di segnalare «l’assenza di trasparenza in ordine alla regolarizzazione contrattuale delle cuoche e alla fornitura degli alimenti», nonché «la mancata manifestazione di interesse da parte del comune di Varapodio per altre cooperative».
Anche Maria Giovanna Ursida, presidente della cooperativa che per conto dell’ente gestiva il Cas, risulta indagata assieme ai commercianti Carlo Cirillo ed Ernesto Cruciani.