Operai al lavoro per la riapertura della struttura che ha riportato i danni maggiori. Alluvionato anche il campo Prociv in cui dovrebbero essere smistati gli sfollati di Campi Flegrei
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A distanza di quasi un mese dall’onda di piena che ha investito la cittadella dell’ex Fondazione Terina a due passi da Lamezia, il grande piazzale che ospita al suo interno anche l’aula bunker costruita per il processo Rinascita e un importante centro Inail, è ancora un via vai continuo di operai. Ma spalata la montagna di fango calata giù dal fiume Amato e (più o meno) ripulite le strutture dai danni causati dall’acqua, il lavoro da fare resta ancora molto. Soprattutto nell’edificio riconvertito in aula di tribunale, probabilmente la struttura che ha riportato i danni maggiori.
L’acqua è arrivata intorno alle 10.30 del mattino, tracimando dal fiume che scorre poco più a nord della cittadella, e sommergendo l’intero piazzale. In pochi minuti tutti gli edifici più esposti sono stati raggiunti dal fango: il teatro (dove due giorni dopo il ministro Miccichè avrebbe dovuto tenere a battesimo un raduno delle delegazioni della protezione civile di Calabria, Sicilia, Basilicata e Campania) l’annesso bar e l’ingresso della Fondazione sono finiti presto sono mezzo metro di melma le cui tracce sono ancora visibili sulle mura del piano terra. Anche l’atrio del centro protesi dell’Inail è stato raggiunto dalla piena, ma qui i danni sono stati più contenuti, anche se per portare dentro alcuni generi di prima necessità per pazienti e operatori si è dovuto ricorrere all’utilizzo dei gommoni. Ma è spostandosi più a nord nel piazzale, nella zona più vicina al corso del fiume, che le cose sono andate ancora peggio.
Meglio tardi che mai
Tra bobcat della Prociv e ruspe delle ditte chiamate ai lavori di ripristino, un gruppo di operai ripulisce il grosso canalone di scolo che costeggia l’aula bunker e l’edificio che custodisce parte dell’archivio della Corte d’Appello di Catanzaro. Ostruito da cumuli di erbacce e terra, il canalone non ripulito ha fatto da tappo al deflusso dell’acqua, contribuendo al disastro. Il resto lo ha fatto la piccola depressione dentro cui era stato costruito l’ex call center riconvertito in aula bunker e che pone lo stesso edificio più in basso rispetto al resto degli altri palazzi. Infiltrandosi sotto le porte d’acciaio l’acqua ha raggiunto quasi il metro d’altezza prima che cominciasse a defluire, sommergendo tavoli e scaffali. Numerosi i danni registrati, anche se è ancora presto per una stima precisa. Dai sopralluoghi effettuati in queste settimane però sembra che gli impianti più importanti (quello che consente il video collegamento contemporaneo con più sedi, e quello audio) non abbiano riportato grossi danni. Difficile capire quali sono i tempi prima che si torni alla normale fruibilità della struttura che, entrata in funzione da meno di tre anni, certamente non è nata sotto una buona stella.
Il raduno prociv annullato
Selezionata come uno dei punti di primo smistamento per gli abitanti della zona di Campi Flegrei a Napoli in caso di evacuazione preventiva, la cittadella costruita alle spalle dell’aeroporto di Lamezia avrebbe dovuto ospitare, proprio in quei giorni, un importante raduno delle delegazioni della Protezione civile del sud Italia.
Per settimane i volontari della Prociv hanno montato tende, allestito cucine da campo e bagni chimici in vista di un raduno che ne avrebbe dovuto testare le capacità organizzative ma che non si è mai svolto. In seguito allo stato d’allerta arancione che metteva in guardia sulle forti precipitazioni che avrebbero interessato il lametino infatti, era arrivato il contrordine e il relativo smantellamento del campo. O almeno di una parte di esso, visto che una porzione di quelle tende che non si è riusciti a smontare, è finita per essere sommersa dall’onda di piena e ora resta lì, rovinata e inutilizzabile.
«Abbiamo deciso di annullare il raduno – dice a Lac News24 Domenica Costarella, direttore generale della Prociv Calabria – solo per una questione organizzativa. Con l’allerta meteo in essere abbiamo deciso di tenere i nostri operatori sul campo in vista dell’emergenza, tutto qui».
La piena di acqua e fango del mese scorso ha mostrato per l’ennesima volta la fragilità del territorio calabrese e potrebbe anche fare rivedere la decisione di utilizzare il piazzale dell’ex fondazione come punto di primo contatto e smistamento in caso di evacuazione dalla caldera di Campi Flegrei. Fino alla data dell’alluvione che ha messo in ginocchio l’intero circondario di Lamezia e sommerso l’area dove dovrebbero convergere parte degli sfollati: «relativamente al Pai – fanno sapere dagli uffici della Prociv regionale – l’area della Fondazione Terina risulta non essere tra quelle a rischio alluvione. A partire dal 24 ottobre, data di pubblicazione della Dgr del distretto meridionale, la mappatura delle aree a rischio alluvione è soggetta ad una revisione i cui effetti sono in corso di valutazione per gli aspetti di nostra competenza»