A distanza di un anno i militari del nucleo tributario della Guardia di finanza di Catanzaro sono tornati a bussare alle porte di Fondazione Campanella, soggetto giuridico senza scopo di lucro, rispetto alla quale è in attesa di definizione un’ inchiesta della Procura del capoluogo calabrese che vede indagate dieci persone tra componenti del Consiglio di amministrazione, presidente e revisori dei conti per false comunicazioni sociali. Ipotesi di accusa che si sarebbero concretizzate in bilanci non corrispondenti al vero per svariati milioni di euro, documenti contabili alterati al solo fine di assicurare alla Fondazione Campanella, una barca di soldi, ingannando la Regione Calabria, Ente erogatore dei contributi che ne consente la sopravvivenza. Secondo le ipotesi degli inquirenti, per come originariamente prospettate, le voci relative alle prestazioni e al personale utilizzato dalle unità operative con l’Azienda Mater Domini o con l’Università Magna Graecia sarebbero state falsamente contabilizzate al passivo, con una serie di omissioni nelle note integrative che formano il bilancio, alterando in modo sensibile la situazione economica, finanziaria e patrimoniale della Campanella. Le Fiamme gialle hanno acquisito una serie di atti su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Graziella Viscomi, che ha ereditato il fascicolo del collega Gerardo Dominijanni, oggi procuratore aggiunto nella città dello Stretto. E dopo aver prelevato nuovi faldoni dalla Fondazione, i finanzieri si sono diretti nella sede dell’azienda Mater Domini per portar via un’ ulteriore documentazione. Potrebbe trattarsi però di una nuova indagine, che nasce sì dall’inchiesta madre sulla Campanella, ma destinata a seguire una strada autonoma. Risale a qualche giorno fa la sentenza del Tribunale civile di Catanzaro che ha condannato la Regione Calabria al pagamento di ben 81milioni di euro, inadempiente agli obblighi derivanti dallo Statuto della fondazione, disapplicati dalle delibere di Giunta regionale che nel tempo avevano ridotto il contributo finanziario. Ed è ancora in attesa di definizione il fallimento della Fondazione, per anni considerato un centro di eccellenza per la cura dei tumori. C’è da chiedersi se in questa nuova tranche possa essere travolta la politica alla luce della sentenza del Tribunale civile di Catanzaro, che inverte l’ordine degli addenti: nessuna responsabilità per i vertici della Fondazione, “rea” la Regione Calabria.
Un’ipotesi poco plausibile a rigor di logica, atteso che le responsabilità civili e amministrative viaggiano su binari diversi rispetto a quelle penali.

 

Gabriella Passariello