La prima sezione del Tribunale Amministrativo della Calabria ha accolto il ricorso proposto dal presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Daniele Rossi, della sua vice Tommasina Lucchetti e del consigliere camerale Francesco Viapiana (assistiti dagli avvocati Danilo Sorrenti e Michele Di Donna) avverso il decreto emanato nell'ottobre del 2018 dall’ex governatore della Calabria, Mario Oliverio, con cui si riteneva che la giunta camerale fosse illegittima.

La nomina del commissario

La sentenza ha così messo la parola fine ad una vicenda annosa che era culminata con l’improvvisa nomina di un commissario straordinario dell’ente camerale disposta dall'ex presidente Oliverio. Con quell’atto, al nominato commissario erano stati conferiti tutti i poteri del presidente, del consiglio e della giunta camerale nonostante il Consiglio di Stato, con ordinanza dell’1 agosto 2018, avesse disposto la sospensione degli effetti del cosiddetto “Calenda bis”, il decreto ministeriale di riforma del sistema camerale secondo il quale erano sospese le procedure di rinnovo dei consigli camerali dopo il 20 settembre 2017.

Soddisfazione dell'ente

Una vicenda complessa che ha visto l’Ente camerale resistere in giudizio grazie alla ferma convinzione e alla determinazione professionale dell’allora segretario generale, Maurizio Ferrara. Oggi, quindi, giunge la conferma della legittimità di tutti gli atti compiuti da lui, dalla giunta e dal consiglio della Camera di Commercio di Catanzaro. «Siamo certamente soddisfatti del pronunciamento dei giudici amministrativi – ha commentato Rossi -. Era una notizia che attendevamo e che non ci coglie di sorpresa, certi com’eravamo di essere nel giusto. Ma la conferma che viene dall’organo giudiziario serve a mettere in chiaro alcuni punti fondamentali della vicenda.

Trattati come abusivi

«Rimane solo l’amarezza di essere stati indicati pubblicamente come “illegittimi”, come “abusivi” quando invece la nomina di giunta e consiglio è stata non solo espressione delle categorie professionali, ma soprattutto formalmente corretta. E rimane l’amarezza derivata dal trattamento riservatomi, in qualità di presidente, in alcune circostanze ufficiali come la mia prima assemblea nazionale di Unioncamere, a cui ho potuto partecipare solo come “ospite” e non come rappresentante della Cciaa di Catanzaro».