Primo incontro oggi tra il management dell’azienda di call center Abramo e i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil. Di mezzo la chiusura della sede di Lamezia in cui sono impiegati circa 700 lavoratori provenienti da tutta la Calabria, alcuni anche da Reggio, e il trasferimento a Cassiodoro o Settingiano, nel Catanzarese, un’ipotesi che questi non accettano.

 

Da un lato le esigenze di risparmio della Abramo che ha nella sede dell’area industriale di San Pietro Lametino, i cui locali sono dell’ente in house della Regione Calabria Terina, l’unico fitto a suo carico. Dall’altro il punto di vista dei lavoratori, la maggior parte dei quali assunti a quattro ore per settecento euro, e che, calcolatrice alla mano, non sono disposti a togliersi dallo stipendio altri costi in termini di benzina e tempo.

 

I sindacati hanno però offerto delle alternative, come ad esempio il fitto di una superficie meno vasta di quella attualmente in uso o la scelta di una sede più piccola. Ma non solo, sul tavolo delle proposte anche l’aumento della remotizzazione, cioè dello smart working. Con l’incremento delle persone che lavorano da casa, si potrebbe infatti puntare al fitto di locali di dimensioni ridotte e allo stesso tempo si andrebbero ad abbassare i costi del lavoro per i dipendenti.

 

La prossima riunione è fissata per il 19 giugno, mentre dagli accordi presi, i locali dovrebbero essere dismessi dal primo luglio. È partito, insomma, il conto alla rovescia e in tanti sono pronti a lasciare se il trasferimento dovesse concretizzarsi.