Dal centrodestra al centrosinistra, facendo razzia di assunzioni anche all’interno della giunta di centrosinistra di Gianni Speranza. E’ pari ad un milione e 985 euro il danno che l’ex parlamentare Pino Galati avrebbe arrecato alla Regione Calabria a causa di assunzioni avvenute “per mero favoritismo”, con un incremento di contratti per assunzione del personale – si legge nelle carte dell’inchiesta - avvenuto in concomitanza con le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo.

 

L’inchiesta è quella sulla Fondazione "Calabresi nel Mondo" che vede tre indagati a vario titolo per abuso d’ufficio, falsità ideologica e peculato. Si tratta oltre che di Galati, presidente della Fondazione, di Antonio Giuseppe Bianco, quale segretario e Mariangela Cairo, quale segretario della Fondazione I Sud del Mondo. Ingenti le somme di denaro sequestrate su disposizione della Procura di Catanzaro.

 

Nel decreto di sequestro viene fatta una disamina attenta delle assunzioni, ripercorrendo il ruolo che le singole persone rivestivano a quella data. Si va così dai membri della giunta Speranza come il vice sindaco Francesco Cicione e l’assessore Giusi Crimi all’assunzione di loro parenti prossimi. Come il cognato di Cicione Paolo Strangis e il figlio dell’assessore al Bilancio Aldo Ferrise.

 

E poi, ancora, persone legate da stretti rapporti di vicinanza e fiducia a Galati, fratelli e mogli di consiglieri comunali attinti soprattutto da Forza Italia. Tra questi Vincenzina Palmieri, moglie di Tranquillo Paradiso, consigliere comunale di Forza Italia e segretario cittadino degli azzurri lametini. O come Saverio Brutto, figlio del consigliere comunale di Catanzaro del Pdl Tommaso Brutto. O, ancora, come Isabella Vento, figlia del vice presidente della Provincia di Catanzaro Maurizio Vento, Agazio Praticò attuale consigliere del civico consesso del capoluogo. E poi Michelangelo Cardamone, ex assessore ai Lavori Pubblici della Giunta Mascaro.


C’è poi l’aspetto della gratuità della carica di presidente della Fondazione. Galati, secondo quanto si legge nella carte dell’inchiesta, non avrebbe potuto essere remunerato per il suo incarico, ma sarebbe riuscito ad ovviare alla cosa assumendo incarichi di coordinatore interno di progetti e facendosi per questi pagare dai 5 mila ai 20 mila euro.