Nella relazione dell’Ispra riportata nell’ordinanza di sequestro dell’impianto gli esiti dei campionamenti effettuati dall’Arpacal: «Necessari approfondimenti per escludere il sussistere di un danno ambientale»
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Un territorio vocato all’allevamento e all’agricoltura biologica finito al centro di una vicenda ancora tutta da confermare ma che, nella sciagurata ipotesi che i fatti contestati dalla Procura di Castrovillari trovino riscontro, fa tremare i polsi per le sue potenziali implicazioni. Un «disastro ambientale» – questo il reato contestato ai cinque indagati – che sarebbe allo stesso tempo disastro per l’economia e la salute pubblica.
E gli esiti dei campionamenti effettuati dall’Arpacal sul luogo dello sversamento di percolato dalla discarica di Scala Coeli sono tali da mettere in allarme. A renderne conto è la relazione tecnica dell’Ispra datata maggio 2024, della quale ampi stralci sono riportati nell’ordinanza di sequestro preventivo firmata dal gip del Tribunale di Castrovillari Luca Fragolino.
Si legge di una quantità di percolato disperso pari ad almeno 15.390 metri cubi (15.362 tonnellate), «da considerarsi rilevante – sottolinea l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – anche in rapporto alla vulnerabilità, in termini di portata e regime idraulico, dei corsi d’acqua maggiormente impattati, quali il fosso Capoferro ed il torrente Patia». Evidenzia ancora l’Ispra «la pericolosità del percolato» in grado di alterare i parametri fisico-chimici «mettendo a rischio i corpi idrici superficiali Fiume Nicà e Mar Ionio, in termini di deterioramento degli stati di qualità chimico ed ecologico».
Nella relazione dell’Ispra spuntano i nomi di metalli pesanti: cadmio, nichel e piombo risultati, da campionamenti effettuati nel fosso Capoferro e nel torrente Patia il 22 e 28 giugno 2023, presenti in concentrazioni superiori a quelle consentite.
Non solo. Come si ricorderà, subito dopo lo sversamento la Bieco – società proprietaria dell’impianto –, per contenere il percolato ed evitare che continuasse ad andare in circolo, aveva creato dei bacini artificiali che se da un lato hanno assolto a questa funzione di contenimento, dall’altro, secondo i rilievi dell’Ispra, avrebbero «compromesso tutti gli elementi di qualità biologica e gli elementi idromorfologici dei due corsi d’acqua». Inoltre, si aggiunge, «una parte di percolato è rimasta nei bacini di contenimento dal 22 giugno al 3 agosto 2023 e, dunque, non era possibile escludere una migrazione verso le falde acquifere attraverso il terreno non impermeabilizzato».
Riguardo al fiume Nicà, poi, dai campionamenti effettuati dall’Arpacal quel 22 giugno 2023 a valle della confluenza con il torrente Patia era emerso «il superamento dei limiti allo scarico di acque reflue in acque superficiali». E ancora, da un rilevamento del 23 giugno a 50 metri dalla foce, la presenza di piombo in concentrazione superiore agli standard. Dati che «hanno rilevato effetti negativi anche sul fiume Nicà da ritenersi non trascurabili».
Una situazione compromessa, quella riscontrata dai tecnici nell’imminenza della fuoriuscita del materiale inquinante e che l’Ispra descrive nella relazione dello scorso maggio, rimarcando nelle sue conclusioni la necessità di «approfondimenti di indagine da parte della Bieco, successivi al ripristino sullo stato ecologico dei suddetti corsi d’acqua, al fine di escludere l’eventuale sussistenza, ad oggi, di un danno ambientale». E, ancora, la necessità «di valutare, nell’ambito dell’autorizzazione integrata ambientale (…), la realizzazione di un sistema permanente a protezione del fosso Capoferro, al fine di impedire lo sversamento accidentale di percolato nello stesso».
Infine, l’Ispra segnala «l’opportunità di voler approfondire sia l’origine dei valori anomali di concentrazione riscontrati in data 31 agosto per i parametri di mercurio e piombo sul torrente Patia a monte della confluenza con fosso Capoferro sia (…) l’origine dei valori anomali riscontrati nelle acque sotterranee sui piezometri realizzati a monte e a valle idrografico rispetto al sito di discarica».
Approfondimenti dei quali non si conosce, al momento, né l’esito né, a dire il vero, se siano stati mai realmente effettuati.