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Combustione illecita di rifiuti. E' questa l'ipotesi di reato attorno a cui ruota l'operazione Killer Smoke scattata questa mattina all'alba nel campo rom di Scordovillo, nel cuore di Lamezia Terme, ad opera della compagnia dei Carabinieri di Lamezia, con l'ausilio del nucleo provinciale e di diverse unità cinofile. Grazie a diverse telecamere ad alta definizione dal mese di ottobre è stato, infatti, possibile appurare come e chi all'interno del ghetto bruciasse rifiuti tossici, dando così un primo colpo di mannaia ad un fenomeno spina nel fianco della città da lustri: quello dei roghi alla diossina. Quattro gli arrestati: si tratta Cesare Amato, Mario Bevilacqua, Carmela Bevilacqua e Natalina Berlingeri, sette gli indagati. Insostenibile il ritmo dei roghi, tanto che le forze dell'ordine hanno raccolto anche la denuncia del vicino ospedale i cui medici avrebbero dovuto in alcuni casi interrompere anche gli interventi chirurgici. Il prossimo passo sarà ora quello di valutare se esista il rischio di disastro ambientale per tutta l'area. In questo caso si potrebbe procedere allo sgombero del campo su cui pensa da anni un'ordinanza in tale senso. Denunciati anche alcuni cittadini sorpresi a lasciare rifiuti nel campo o a darli ai rom affinché li smaltissero.
Ma anche altre questioni legate alle attività delinquenziali operate dai rom sarebbero sotto la lente di ingrandimento della Procura e delle forze dell'ordine, come quelle dei furti di rame. Ecco perché il comandante provinciale Ugo Cantoni ha spiegato che sono stati già avviati vertici sia con Enel che con Rfi per valutare la graduale sostituzione dei materiali contenenti rame con supporti che non abbiano valore economico e non possano diventare oggetto delle attenzioni dei rom o della piccola criminalità.
Tiziana Bagnato