VIDEO | Non si ferma la battaglia perchè «quanto accaduto si poteva evitare». E per avere pienamente giustizia papà Carlo vuole guardare negli occhi chi ha ignorato le denunce di sua figlia
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«Secondo me non esiste un motivo per essere felici. Poteva andare diversamente, molto diversamente».
Non doveva accadere. Questo è quello che ancora oggi, nonostante la condanna a 18 anni dell'ex marito, tormenta Maria Antonietta Rositani. Quell'ennesima aggressione poteva essere evitata e forse oggi non avrebbe i segni addosso di tutta quella cattiveria. Ma nonostante tutto sorride ancora Maria Antonietta, non ha mai smesso, perché fiamme e dolore non hanno cancellato la sua voglia di vivere. Dopo l’ennesimo intervento ha scoperto l’esito della sentenza, ma quello che lei spera è che questi anni in questi anni di carcere lui possa pentirsi di tutto il dolore causato e inflitto e ravvedersi. Intanto torna con una ritrovata speranza a guardare al futuro e con lei tutta la sua famiglia. Stringe tra le sue braccia la sua Annie e spera solo di poter tornare presto a fare la mamma.
La forza delle donne
«Mi auguro di riuscire a ricominciare a vivere una vita sicuramente diversa. Mi auguro che questa condanna possa far capire a tutti gli uomini che abusano delle donne che anche loro finiranno parecchi anni in carcere. Lo Stato e la giustizia ci sono. Per questo continuo a dire alle donne di denunciare questi uomini, anzi, non sono degni di essere chiamati cosi. Devono denunciare questi esseri così piccoli e miseri. Noi donne insieme possiamo farcela. Ricevo continuamente messaggi di donne che cercano in me una speranza e poco fa ho letto un messaggio di una ragazza che mi ringraziava perchè grazie alla mia lotta ha trovato il coraggio di denunciare. Queste per me sono soddisfazioni enormi perchè è una vita salvata. Nessuno ha il diritto di toglierci la vita».
Il coraggio da madre in figlia
A vivere con occhi di figlia ma con lo stesso identico dolore è stata la figlia Annie. Una giovane donna che troppo presto ha scoperto le tante forme della cattiveria umana. Ma lei dalla madre ha preso il coraggio e lo sguardo fiero e oggi queste due piccole donne, insieme e unite più che mai hanno sconfitto il mostro più grande: la paura.
«Ho dovuto trovare una grande forza per entrare in quell'aula e rivedere per l'ennesima volta mio padre - si raccoglie come una bimba tra le coccole della madre Annie mentre racconta- Ma l'amore che nutro nei confronti di mia madre è stato più forte dello sguardo spavaldo di mio padre. Da questo amore ho preso la forza per affrontarlo ancora una volta. Non credo si possa parlare di vittoria perchè da questa brutta storia usciamo tutti sconfitti dal dolore che forse non dimenticheremo mai».
Sono parole troppo grandi e troppo forti per la bocca di una ragazza che di tutto questo dolore non avrebbe dovuto conoscere il significato. Ma non è sola Annienon lo è mai stata perchè nonno Carlo questa battaglia l'ha combattuta con tutte le sue forze e non intende fermarsi. Per lui questa sentenza non segna la fine ma l’inizio di una nuova battaglia.
Un padre non si arrende mai
«Questa sentenza non è esemplare ma sicuramente giusta anche se, a mio avviso, per uomini che mettono le mani addosso alle donne la pena dovrebbe essere fine mai. Ma adesso inizia una nuova battaglia - ha chiarito papà Carlo - Dobbiamo arrivare a guardare negli occhi tutte quelle persone che indegnamente indossano delle divise e che si sono comportati in questo modo con mia figlia. Tutto quello che è successo, il dolore, la sofferenza, le cicatrici, si sarebbero potute evitare se le avessero dato ascolto invece di chiudere 4 denunce nei cassetti».
Non si dà pace papà Carlo. Lui si è fatto carico di tutto e adesso è provato ma non molla la presa perchè quella donna segnata dal fuoco e dalla cattiveria umana, quella donna coraggiosa che ha guardato in faccia la morte e l'ha vinta, è pur sempre la sua bambina. E Carlo nello Stato e nella giustizia ci crede davvero.Continua a ringraziare tutti, dal Procuratore Bombardieri ai magistrati, fino ad arrivare a tutti gli avvocati che hanno lavorato per dare giustizia alla sua piccola. Ma nessuna pena e nessun risarcimento ridarà mai a Maria Antonietta i lunghi mesi di agonia passati in ospedale.
Una sentenza esemplare
«Gi unici vincitori ci saranno quando non sarà più necessario costituirsi parte civile in processi per tentato omicidio - ha dichiarato l'avvocato Stefania Polimenti che con la collega Antonella Occhiuto si sono costituite parte civile per l'Udi- quando le donne finalmente le donne finalmente riusciranno a vivere senza la paura di uomini che tentino di ucciderle».
«Una sentenza che ovviamente da fiducia nello Stato e nelle istituzioni - ha affermato l'avvocato dei genitori di Maria Antonietta Maria Leonardo - Non può che essere soddisfatto soprattutto il padre che in tutto questo tempo ha continuato a chiedere giustizia affinché venisse riconosciuto il dolore di sua figlia».
Ma è l'avvocato Alessandro Elia, difensore di Maria Antonietta, a chiarire come «è una sentenza che fa giustizia ma nonostante ciò qui non esce nessuno vittorioso, usciamo tutti sconfitti,soprattutto Maria Antonietta per le ferite patite dal punto di vista fisico ma prima di tutto spirituale perchè lei avrà sempre il terrore e rivivrà per sempre l'angoscia delle fiamme».
Si chiude così un triste capitolo per Reggio Calabria ma per Maria Antonietta la strada è ancora in salita. Ma lei con il sorriso che l'ha fatta voler bene da tutta Italia continua a combattere,insegnando suo malgrado ai suoi figli una lezione di sopravvivenza che non dimenticheranno per tutta la vita. Lei con quelle cicatrici, che non nasconde e delle quali non si vergogna, continua a portare su di se il dolore con dignità insegnando a chi le sta intorno che la vita è un dono che va vissuto con amore.
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