Sono tutti indignati. Sindaci, amministratori provinciali, imprenditori. La rabbia per il presunto affronto subito è tanta, perché nel riparto nazionale delle risorse da destinare alla manutenzione di strade e scuole, alla provincia vibonese sono andati appena 300mila euro. «Al massimo con una cifra così puoi ristrutturare la vecchia casa del nonno», commenta caustico il presidente dei costruttori vibonesi, Gaetano Macrì.

 

Insomma, una miseria, destinata ad essere drenata senza conseguenze come una goccia d’acqua nel deserto. Un’inezia resa ancora più evidente se paragonata a quanto stanziato per Cosenza (6,2 milioni di euro), Catanzaro (2,2 milioni di euro) e Crotone (3,1 milioni di euro). Resta fuori solo Reggio, che segue altre linee di finanziamento perché Città metropolitana.
La mobilitazione è scattata con automatismi pavloviani. A guidare le truppe sdegnate è il presidente della Provincia Salvatore Solano, che ha convocato l’assemblea dei sindaci vibonesi per discutere della questione e annunciare l’approvazione di un documento di protesta da consegnare al prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri, «affinché interceda con l’esecutivo nazionale a tutela dei cittadini che percorrono le strade provinciali, giunte ormai a livelli minimi di sicurezza».

 

Tutto molto condivisibile, se non fosse che l’umiliazione subita dal territorio vibonese non è frutto di una scelta arbitraria, ma dell’applicazione di una norma di legge.
In particolare, come spiega l’Unione province italiane (Upi) - che ha suggerito al Governo le modalità di calcolo per la ripartizione -, le risorse sono state distribuite in proporzione alla riduzione della spesa per la manutenzione di strade e scuole fatta registrare nel 2017 rispetto alla media del periodo 2010-2012, cioè prima della riforma Delrio, quando le Province erano nel pieno delle loro funzioni e competenze.
In parole povere, se tra il 2010 e il 2012 hai speso 10 e nel 2017 hai speso 7, lo Stato ti versa la differenza di 3, ovviamente nei limiti delle risorse disponibili, pari a 250 milioni di euro per tutte le Province italiane delle regioni a statuto ordinario.

 

Il punto è che il consuntivo 2017 la Provincia di Vibo non l’ha mai prodotto, unico caso in Italia insieme all’Amministrazione provinciale di Caserta. «Alle due province in dissesto, in carenza di rendiconto 2017 - spiega ancora l’Upi -, viene applicata la riduzione media fatta registrare dalle 62 province». Fatti i calcoli, alla fine al Vibonese sono arrivate solo briciole.

 

Gridare “piove, governo ladro”, appare quindi pretestuoso se si considera che la responsabilità di tale umiliazione è ancora una volta nell’incapacità e nell’inefficienza della classe dirigente locale. E conta poco andare a vedere quale amministrazione avrebbe dovuto (potuto?) approvare il consuntivo 2017 (allora in carica c’era Andrea Niglia), se poi tutti puntano il dito verso Roma. Un po’ come partecipare a un bando pubblico senza presentare i documenti richiesti e poi arrabbiarsi per essere stati esclusi.

 

A rendere tutto più drammatico è il fatto che la legge di Bilancio sembra storicizzare lo stanziamento in questione, addirittura per i prossimi 14 anni: 250 milioni di euro annui su scala nazionale dal 2019 al 2033, per complessivi 3,750 miliardi di euro. Almeno questo è quanto si legge nel dossier parlamentare che accompagnava la finanziaria. In altre parole, per quanto possa sembare inverosimile, la musica potrebbe non cambiare fino al 2033 e l'ammontare dei soldi destinati al Vibonese per manutenzione di scuole e strade potrebbe restare di 300mila euro l’anno.

 

«Le responsabilità di quanto accaduto sono diffuse - aggiunge Macrì -, di certo non si può dare la colpa a chi guida la Provincia da pochi mesi, ma nessuno può lavarsene le mani, a cominciare dai rappresentanti del territorio che avrebbero dovuto vigilare in sede di approvazione della legge di Bilancio. Ora però una soluzione va sollecitata, ognuno faccia la sua parte».

 

Al di là di chi sia la colpa, infatti, resta il problema di risorse assolutamente insufficienti per far fronte alla manutenzione della rete viaria provinciale e del patrimonio immobiliare scolastico. Conseguenze che non possono comunque ricadere sui cittadini e richiedono necessariamente interventi tampone, che però - qualora Governo e Parlamento si muovano a pietà - non faranno che evidenziare per l’ennesima volta il gap che separa il Vibonese dal resto d’Italia.


Enrico De Girolamo