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Claudio Scajola si rivolse ad un funzionario di banca Carige per spostare ingenti somme da Montecarlo a Nizza, ma l'operazione non andò in porto per il diniego da parte del funzionario Carige. È quanto emerge dal processo "Breakfast", in corso di svolgimento al Cedir e che vede imputato l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, che devono rispondere dell'accusa di aver favorito la latitanza di Matacena.
Il funzionario ha spiegato che la richiesta, da parte di Scajola, avvenne in via informale. A lui fu detto che la Rizzo era interessata allo spostamento delle somme da Montecarlo a Nizza per ragioni di tipo personale, che erano cointestate con la suocera. Vi era dunque la necessità di sganciare quei fondi. Scajola disse al funzionario che il marito della donna aveva giusto qualche problema con la giustizia, ricorda il testimone, ma i successivi accertamenti da parte dell'uomo portarono a capire che Matacena era stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ed era latitante. Tale contesto portò il funzionario a non dare corso alla richiesta di Scajola. Da rimarcare come il fratello di Scajola, all'epoca della richiesta, fosse il vicepresidente di Banca Carige.
Consolato Minniti