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Probabilmente un ragazzino, uno di quelli che si lasciano coinvolgere in dinamiche di tipo estorsivo per cento euro o poco più. E’ questa l’ipotesi al vaglio degli investigatori che si stanno occupando della bomba esplosa ieri sera, intorno alle undici e trenta, davanti all’ingresso del panificio Angotti in via Piave.
Marginale la parentela degli Angotti con l’omonimo collaboratore di giustizia. Per gli inquirenti la pista è quella estorsiva. La bomba carta era di medio potenziale, ma essendo stata collocata nell’ingresso della panetteria che ha di fronte un palazzo, l’effetto della deflagrazione si è amplificato. Si è avuto quello che in gergo viene definito “effetto muro”.
A subire danni lo stesso palazzo che ospita al primo piano il forno e in cui abita l’assessore comunale Graziella Astorino che non ha esitato ad affermare: “Sembra di essere a Beirut, si vive con la paura”. E di paura deve averne provata tanta anche chi abitava nel condominio di fronte, al primo piano, e che si è visto andare in frantumi i vetri della finestra e del balcone.
Ben cinque le auto danneggiate, alcune in modo grave. Importanti anche i danni alla pasticceria Giordano collocata di fronte. Proprio la pasticceria Giordano fino a pochi anni fa era collocata dove ora si trova il panificio Angotti e dopo essere stata distrutta da una bomba aveva chiuso i battenti ed aveva riaperto a Roma. Poi nemmeno un anno fa la decisione di tornare in Calabria. Ieri sera l’ordigno che ha devastato lo stesso locale dove prima, per diversi lustri, era stata la storica pasticceria.
Il forno non aveva telecamere di sorveglianza. Erano già state pagate e dovevano essere installate a giorni, raccontano i proprietari. Al vaglio degli investigatori ora sono le telecamere del vicino corso, per individuare i responsabili tramite possibili vie di fuga.
Tiziana Bagnato