Il comune di Temesa, almeno per il momento, resta un’intenzione topografica di cui cittadini e amministratori potranno solo fantasticare la realizzazione. Allo stato, o meglio, al Consiglio di Stato, la situazione ha preso una piega poco favorevole per quanti hanno caldeggiato l’eventualità di una fusione tra Campora San Giovanni e Serra D’aiello, perché il ricorso presentato dal comune di Amantea (nel cui territorio ricade la frazione “secessionista”) ha trovato pieno accoglimento e quindi ciò determinerà lo stop dell’iter referendario che avrebbe dovuto prendere avvio il prossimo 22 Gennaio.

Soddisfatto il sindaco Vincenzo Pellegrino, che senza esitazione ha puntato il dito contro la Regione, accusata d’aver dato avvio ad una procedura inconcludente, che i giudici della massima autorità amministrativa hanno comandato di rivedere alla luce di una lettura «costituzionalmente orientata».

Una bocciatura sonora, sulla quale Pellegrino ha fatto leva per indirizzare ai consiglieri regionali, Franco Iacucci e Giuseppe Graziano, stoccate dirette. «In che cosa ravvisano una giustificazione del loro operato - ha detto il primo cittadino amanteano - io non lo so. Al posto loro, parimenti al consiglio regionale, rifletterei con estrema attenzione su quello che possa comportare la bocciatura che ha dato il Consiglio di Stato. Ci rifletterei con attenzione, perché qui ne va a discapito della democrazia e della collettività».

Quindi sull’ordinanza del Consiglio di Stato: «Abbiamo visto riconosciute le ragioni che ci hanno portato a impugnare un provvedimento della Regione. In precedenza il Tar non ha riconosciuto le nostre ragioni, anzi ha giudicato inammissibile il nostro ricorso. Bene, le stesse ragioni sottoposte all'attenzione del Consiglio di Stato, hanno invece trovato accoglimento. Questo – ha proseguito Vincenzo Pellegrino – ci porta esprimere una giusta soddisfazione. La Regione, diciamo in maniera molto frettolosa, ha indetto un referendum e forse in maniera molto superficiale ha valutato la proposta Graziano. Ora si tratta di valutare gli atti con una lettura costituzionalmente orientata, così come prescritto dal Consiglio di Stato, e su questa cosa, se fossi al posto di quanti hanno gioito per i precedenti pronunciamenti del Tar, rifletterei».