Lui, quella fiction, la voleva a tutti i costi. Sapeva che sarebbe stato un gran bel guadagno. E per farlo, non avrebbe esitato a far valere a pieno la sua vicinanza ai clan più influenti della fascia del basso Tirreno.


Ed invece, proprio “Gente di mare”, ospitata nel suo resort, da simbolo di potere si trasforma oggi in amara disfatta. Perché è da quella vicenda che i magistrati della Dda di Reggio Calabria sono partiti per ottenere un decreto di sequestro tutt’altro che semplice da far passare al vaglio del Tribunale. Ci avevano già provato i pm reggini a mettere le mani sul tesoro dell’imprenditore Nicola Comerci. Senza riuscirci. Troppo pochi gli elementi per giustificare una misura di prevenzione, in assenza di un procedimento giudiziario con relativa condanna. Comerci, avevano scritto i giudici della Corte d’Appello, non è un soggetto pericoloso socialmente.

 

Colpo al clan Piromalli, sequestrati beni per 50 milioni di euro

 

Una valutazione confermata anche successivamente dallo stesso Tribunale di Reggio, che aveva rigettato la richiesta della Procura. Oggi tutto cambia, grazie ad una serie d’intercettazioni telefoniche ed ambientali effettuate dai magistrati di Vibo Valentia.


Primozich e quel rapporto con il boss Mancuso. Perno di questi nuovi elementi è Tiziana Primozich, all’epoca impegnata nella cura di alcuni aspetti della produzione di Rai-fiction per “Gente di mare”, come la scelta delle comparse e figure professionali, ma anche l’individuazione delle strutture ricettive dove far soggiornare le maestranze impegnate nelle riprese. Il materiale raccolto dagli investigatori fa emergere una relazione sentimentale fra la donna e Francesco Mancuso, alias Tabacco, esponente di rilievo del clan. Una relazione, già precedentemente smentita dall’avvocato della Primozich, il quale aveva parlato di una semplice amicizia. Sta di fatto che lo stretto legame fra i due è provato da una serie di conversazioni, fra le quali spiccano alcune dove la Primozich cerca addirittura di corrompere un soggetto (che millantava di essere un colonnello prossimo generale della Guardia di Finanza) per ottenere benefici penitenziari in favore di Francesco Mancuso. Questa relazione così intensa, porta i magistrati a ritenere il materiale raccolto assai attendibile.


Comerci, il “delfino dei Piromalli”. Nel corso di una intercettazione risalente al 21 giugno 2004, la Primozich illustra al proprio interlocutore le vicende legate all’individuazione di una struttura alberghiera da utilizzare per la realizzazione della fiction, citando il proprietario del “Blue Paradise” come «delfino dei Piromalli». Ecco lo stralcio dell’intercettazione: «Io nel frattempo però… ero orientata sul Blu paradise… che è di Nicola Comerci (inc.) il delfino dei Piromalli di Gioia Tauro… che è un tipo un po’ rozzo, però ha un bellissimo villaggio sul mare a fianco al porto di Tropea. Questa mi sembrava la soluzione più logica, che io posso tenere sotto controllo perché mi adora (disturbo della linea) di Ciccio e di conseguenza non in virtù di un utile che lineava (inc…) questi tracciati cioè… trenta euro a testa (inc.) non è che possono salire… tanto in fretta… e per cui con questo (linea disturbata) mentre eravamo a tavola… lui ci fa questo prezzo di trenta euro a fronte di Blu paradise che ci aveva chiesto quaranta».

 

Insomma, la Primozich fa venire fuori con certezza che Comerci chiede un prezzo più altro di un imprenditore del luogo. Questa circostanza non manca di creare problemi fra la donna e la Rai che, ovviamente, punta ad ottenere un prezzo più basso. Da qui nasce la preoccupazione dell’interlocutore della Primozich, il quale teme la possibilità che possa scatenarsi una faida sul territorio. Ed è allora che interviene Gaetano Comito, anch’egli ritenuto esponente di rilievo della cosca Mancuso, che prova a far abbassare il prezzo di Comerci, per risolvere la faccenda.


Le dichiarazioni dei pentiti. A questi elementi vanno aggiunte le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, sia più datati che assai attuali, i quali dipingono Comerci come soggetto comunque molto vicino alla cosca Piromalli di Gioia Tauro. Uno dei pentiti in questione, fra l’altro, è Antonino Fiume, che narra della vicinanza dell’uomo con Paolo De Stefano prima e suo figlio Giuseppe dopo, tanto che proprio Fiume va in vacanza nel villaggio di Comerci. «Ci divertivamo – racconta il pentito – arrivavamo a Casablanca alla discoteca, champagne per tutti, questo e quell’altro. C’era qualcosa che non andava. Era un luogo d’incontro».


Parole che pesano parecchio, quelle di Fiume e degli altri collaboratori. Così tanto da far propendere il Tribunale per il sequestro di tutti i beni di Comerci. Anche per i giudici, quel patrimonio, la cui punta di diamante è rappresentata dal resort “Blue paradise” di Parghelia, oggi “Baia Tropea resort” ha un’origine illecita da ricercare nei rapporti con la cosca Piromalli.

 

Consolato Minniti