«Siamo tutti in regola e siamo tutti bloccati qui, senza nessun motivo. Ci stiamo ammalando di coronavirus per colpa loro». Dopo due giorni all'addiaccio in un limbo “burocratico” sospeso tra decreti governativi e ordinanze regionali, cresce la rabbia e la disperazione tra i viaggiatori siciliani rimasti ancora bloccati agli imbarcaderi di Villa San Giovanni.

 

Vedono le navi partire per la Sicilia, ma loro non possono salirci, e non capiscono tanto accanimento nei propri confronti.  «Ce la facciamo la quarantena - dicono - nessuno ha detto di no. Dopo la quarantena ci fate i tamponi, i controlli, ma ci fate rimpatriare perché veniamo tutti dall’estero. Siamo lavoratori documentati, stiamo rientrando dall’estero». Si sentono “stranieri in Patria" le 90 persone accampate nei loro automezzi sul piazzale Anas di Villa San Giovanni.

 

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Circa 150 persone, per lo più famiglie e minori, che erano con loro sono state fatte traghettare stanotte dal porto di Reggio Calabria dopo un lungo tiro a molla che ha visto contrapposti da un lato il sindaco di Messina, Cateno De Luca, e dall’altra sponda il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che ha chiesto di lasciar passare i siciliani e in nottata ha messo a disposizione la polizia locale e metropolitana per scortare il lungo carosello di auto al porto di Reggio. Restano esclusi loro. Si sta cercando di trovare degli alloggi dove poter trascorrere la quarantena nel Reggino: «Non capiamo ancora oggi per quale motivo ci stanno trattenendo qua - afferma un uomo tra le lacrime - trattati peggio degli animali. Si può andare solo al bagno e basta. Io vengo dalla Francia, sono sano, ho chiamato il sindaco dove devo andare a fare la quarantena». Ma la loro amata isola, dicono, non li vuole.