Prigioniero in un paradiso terrestre. Non male, si direbbe. Specie se il paradiso in questione è un’autentica meta da sogno per le vacanze (come Santo Domingo) e se la costrizione non fosse obbligata, come invece in questa circostanza. Si perché, per un 66enne di Pizzo rimasto bloccato nella capitale della Repubblica Dominicana a causa dell’emergenza sanitaria, la permanenza forzata nell’isola caraibica (dove si trova ormai da otto mesi) si sta rivelando un autentico incubo. Ad agitarlo, più che le bianche spiagge della ricercata località, è l’impossibilità di far rientro nel suo Paese e il fatto che, nell’attesa, le sue finanze si siano quasi completamente prosciugate.    

Piero Renato Verrillo, questo il suo nome, lavoratore stagionale in un ristorante napitino, era atterrato in Repubblica Dominicana il 2 novembre scorso, come ogni anno faceva fin dal 2014, chiusa la stagione estiva, per recarsi dalla sua compagna. Aveva in animo di trattenersi fino al primo aprile, data prevista per il volo di ritorno programmato con Alitalia tramite un’agenzia vibonese. Non aveva fatto i conti però con l’emergenza Covid e con il blocco pressoché totale dei voli in tutto il mondo. 

 

Parte quindi, già da metà marzo, una lunga trafila per trovare una soluzione per poter rientrare in Italia: fatta di innumerevoli chiamate all’Ambasciata, alla compagnia di bandiera, all’agenzia di viaggi nella quale aveva acquistato i biglietti. Esclusa ogni possibilità di spostamento del volo e di rimborso del biglietto, l’unica opzione percorribile che rimane a Verrillo è quella di imbarcarsi su un volo predisposto dall’Ambasciata italiana per il rientro dei connazionali. Tutto risolto, quindi? Neanche per idea. Il problema da logistico diventa economico: «Dopo un paio di settimane – spiega – l’ambasciata italiana mi manda una mail dicendo che stavano organizzando un volo di rientro Santo Domingo/Roma al costo di 1000 euro, con Blu Panorama, ma avendo terminato tutti i soldi non mi è stato possibile accedere a questo furto. Possibile che con un biglietto di ritorno già pagato non posso rientrare in Italia?».

Possibile, perché a sentire la testimonianza di Verrillo, la risposta che in precedenza gli aveva dato la compagnia nazionale era stata per nulla accomodante. «Fin dalla metà di marzo – racconta a Il Vibonese – cerco di contattare l’Alitalia con un numero a pagamento dall’estero. Era come cercare di parlare con il Papa. Ore ed ore per sentire il solito disco: “tutti i nostri operatori sono occupati”. Sembrava che tutta la popolazione italiana fosse all’estero. Dopo quasi un mese – prosegue il suo racconto – riesco a parlare con un operatore che mi chiede il codice del volo ma non lo trova. Di conseguenza provo a parlare con l’agenzia di viaggi che ha emesso il biglietto, ma non si arriva a nessuna soluzione».

Quindi l’ultima possibilità offerta (si fa per dire) dall’Ambasciata ma a caro prezzo. «Non so più come fare – conclude amareggiato Verrillo -. Se non ci sarà un intervento deciso delle autorità italiane per me sarà veramente complicato fare rientro in Patria».