Il divieto di dimora aveva causato non poche polemiche con una dura protesta delle famiglie rom davanti al Tribunale di Lamezia Terme. Ora, dopo i ricorsi presentati dai loro avvocati che hanno avanzato impedimenti a lasciare il Comune per questioni legate a problemi di salute o al trovare una nuova sistemazione, i provvedimenti, con la sola eccezione di cinque, sono stati sostituiti con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

 


Stiamo parlando dei 39 cittadini di origine rom per i quali, in seguito ad un’indagine della Procura di Lamezia Terme, erano scattate misure cautelari e per ben 35 di loro il divieto di rimanere nella città della Piana.

 


Il blitz, che aveva visto all’opera oltre 200 militari dell’Arma, aveva portato a smantellare nel campo rom di Scordovillo un traffico illecito di rifiuti (parte dei quali tossici), gestiti dall’azienda Beda Ecologia Srl, di cui è risultato essere amministratore unico Antonio Berlingieri.

 

Secondo quanto accertato dagli investigatori, il traffico si basava su una serie di “microconferitori”, prevalentemente residenti all’interno del campo, che dopo aver raccolto ingenti quantità di rifiuti di varia natura, li vendevano alla ditta di Berlingeri. Gli scarti rimanevano nell’accampamento e, una volta ammucchiati, venivano dati alle fiamme o gettati nelle falde acquifere.

 


Inquinamento ambientale, furto aggravato, traffico illecito di rifiuti, discarica non autorizzata e violazione di sigilli, i reati contestati a vario titolo agli indagati.