Riscontrate numerose anomalie ad Acquappesa, tra cui otto occupanti abusivi, tre già colpiti da ordinanza di sgombero. Altri 11 nuclei familiari non vivevano stabilmente negli alloggi
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Blitz nelle case popolari sul Tirreno cosentino, irregolare anche la casa del boss Francesco Muto.
I carabinieri della Compagnia di Paola, con il supporto dei colleghi delle Compagnie di San Marco Argentano e Scalea (Cosenza) hanno svolto, insieme all'Aterp Calabria (Azienda territoriale per l'Edilizia residenziale pubblica regionale) un controllo straordinario nelle case popolari di Acquappesa, che ricomprende oltre 50 appartamenti in tre diverse aree del comune. L'accertamento è stato indirizzato a 30 alloggi per la verifica degli effettivi occupanti, del mantenimento dei requisiti previsti alla concessione dell'abitazione, nonché per il contrasto al degrado urbano e agli stupefacenti, quest'ultimo attraverso l'ausilio di un'unità cinofila dei Carabinieri di Vibo Valentia.
All'esito dei controlli sono state riscontrate 8 occupazioni abusive da parte di persone prive di alcun titolo per poter risiedere nella casa popolare, di cui 3 da parte di nuclei familiari inosservanti di un'ordinanza di sgombero già emessa; tre persone sono state denunciate anche per false attestazioni nella stipula del contratto per l'energia elettrica.
Uno degli occupanti stava ristrutturando l'abitazione, abbandonando dietro la palazzina rifiuti speciali non pericolosi. Inoltre sono stati sequestrati 2 appartamenti e, a carico di ignoti, tutta l'area del seminterrato delle palazzine di Nuovo Villaggio Intavolata, il cui accesso poteva avvenire solo tramite delle botole, ma che erano diventate una discarica di materiale di risulta di opere edili, suppellettili, elettrodomestici, parti di arredo e vestiario.
Una persona è stata segnalata alla prefettura di Cosenza perché trovata in possesso, per uso personale, di una modica quantità di marijuana.
Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Paola, diretta dal procuratore facente funzioni Ernesto Sassano. È stata infine constatata la mancanza di requisiti da parte di altri 11 nuclei familiari che dagli accertamenti hanno ulteriori abitazioni o non vivono stabilmente negli alloggi: tra queste un'abitazione che era stata concessa dal 1969 a Francesco Muto, boss dell'omonima cosca di Cetraro, attualmente detenuto, mentre in un'altra vi era un amministratore comunale.
Per tutti loro è stato richiesto al Comune di Acquappesa l'avvio del procedimento amministrativo per il rilascio dell'abitazione, all'esito del quale, in caso di inottemperanza, verrà emessa l'ordinanza di sgombero. Le abitazioni popolari potranno tornare fruibili a chi ne ha effettiva necessita' sulla base di una graduatoria di merito.