VIDEO | L'ex garante per l'Infanzia ricorda gli sforzi fatti e denuncia la mancata realizzazione di un'Unità operativa complessa: «Dispiace che i pediatri se ne accorgano solo ora che la politica non ha fatto nulla»
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«Non solo la politica ma rimprovero anche i medici che non hanno fatto nulla dopo il mio ripetuto grido dall’allarme per il deficit delle terapie intensive pediatriche in Calabria». È arrabbiato il sociologo Antonio Marziale all’indomani del dramma di Mesoraca. Nelle ore in cui si preparano le esequie della piccola morta di Covid, dopo il disperato trasferimento dal policlinico di Catanzaro al Bambin Gesù di Roma, ci si continua a interrogare non solo sull’aspetto medico della vicenda – ovvero se la bimba si poteva salvare con le cure nella regione – ma soprattutto sulla vicenda politica travagliata che accompagna il servizio.
«A Cosenza – precisa l’ex Garante regionale per l’infanzia – ci sono 6 posti letto che, è vero, hanno salvato tanti bambini in questi anni, ma è certo pure che il servizio erogato non è quello che con tanta fatica eravamo riusciti a pianificare con l’allora commissario Massimo Scura». Risale al novembre 2016 l’esito felice della spinta politica che Marziale riuscì a dare, portando l’allora responsabile della sanità calabrese a emettere un decreto preciso. «Dopo una quindicina di riunioni – aggiunge Marziale – fu preferita l’allocazione a Cosenza della terapia intensiva pediatrica e quel decreto prevedeva una cosa precisa, ovvero la creazione di una Unità operativa complessa, cioè ad alta specialità con strumentazione e personale dedicato solo alla cura dei bambini. Impegno che però in tutti questi anni è stata disatteso. Oggi abbiamo un reparto universale, aperto anche agli adulti, una Unità cosiddetta semplice con una struttura che i medici che avevano in cura la bimba a Catanzaro non hanno considerato sufficiente».
Né il personale, né i macchinari installati in questi anni, avrebbero corrisposto alle indicazioni del decreto, quindi, ed è per questo che – al di là dell’ispezione ordinata dall’attuale commissario Roberto Occhiuto – rimane l’amarezza di una pianificazione deviata nel silenzio generale. «Per 6 anni – conclude Marziale – ho denunciato la colpevole divergenza tra la situazione creata e l’obbligo stabilito con decreto, e dispiace che i pediatri se ne accorgano solo ora che la politica non ha fatto nulla per rispettare l’indirizzo che il mio Ufficio era riuscito a imporre».