I gabbiani alle porte del Parco nazionale della Sila… Basterebbe forse solo questo a dimostrare come la discarica di Celico, osservata dai castegneti della splendida Rovito, sia contro natura.

Da Sud verso Nord, incastonate in un verde rigoglioso dell’altipiano bruzio, si scorgono i suggestivi paesaggi di Casali del Manco, Spezzano della Sila, Celico. E poi, ecco la discarica.

Chissà cosa direbbe al riguardo il Capitano Ultimo – oggi assessore regionale all’Ambiente che vorrebbe trasformare l’intera Calabria in un parco naturale – se vedesse coi propri occhi… Questo è, per vocazione, un parco naturale. «E questa discarica – dice Pietro Noce, uno dei componenti del Comitato ambientale presilano – non ci azzecca proprio, anzi è l’espressione di come ha agito la politica da sempre». Noce accusa politica e istituzioni locali di «ignavia», ignavia atavica scossa solo dalle battaglie che questi cittadini conducono da lustri…

I gabbiani volano sui rifiuti scaricati dai camion che da non provengono solo dal Cosentino, ma da un po’ tutta la Calabria. Sì, perché la governatrice della Calabria Santelli, per tamponare l’emergenza rifiuti che ritorna nella regione, ha disposto la riattivazione delle discariche di Castrovillari, Cassano allo Ionio, Melicuccà e Lamezia, e ha autorizzato questo sito, gestito dalla Miga del gruppo Vrenna, a ricevere ulteriori 300 tonnellate di rifiuto: a 105 euro a tonnellata.

Un palliativo per esorcizzare gli effetti della chiusura di Alli, a Catanzaro, e del sito crotonese gestito dalla Sovreco, altra azienda targata Vrenna (anche quest'ultimo ieri sera alla fine riaperto). «La presidente della Regione – accusa Teresa Pantusa – dice che non vuole favorire i privati. Così, si chiude la Sovreco e si aumentano i conferimenti alla Miga… E non sappiamo neppure di che rifiuto si tratti… È “tal quale”?», si domanda.

Per il Comitato ambientale presilano, che contro questo sito si batte da anni ormai, questa discarica sarebbe illegale e andrebbe addirittura chiusa. Certo, sa da di blasfemia una discarica di tale portata nel cuore di un paesaggio di tale struggente bellezza: alle porte del Parco nazionale della Sila, in un’area ad alto rischio sismico, a ridosso di due corsi fluviali.

Il Comitato ambientale presilano l’aveva contestato, a suo tempo, aveva contestato anche il rischio di inquinamento delle falde acquifere sottostanti. «Il giudice amministrativo però – ricorda Teresa Pantusa – ci rispose che questi rilievi avremmo dovuto sollevarli quando fu rilasciata l’Autorizzazione integrata ambientale». Teresa pensa al passato, alle battaglie condotte per fermare i conferimenti e per protestare contro l’odore nauseante con il quale da anni fanno i conti le comunità. «Il nostro timore adesso – continua – è che addirittura questa discarica possa essere ampliata».

Gaetano Voso non dimentica che la governatrice Santelli è stata anche vicesindaco di Cosenza: «Con Occhiuto e Manna – incalza – cos’ha fatto? Ha affossato l’Ato ed è espressione di una politica che in sette anni è stata incapace di costruire una discarica che servisse tutto l’ambito cosentino».

E di fatto, l’aumento dei rifiuti che affluiscono qui, alimentano i dubbi che questo sito possa aggredire ulteriormente il verde della Presila. «E invece – conclude Giovanni Peta – bisognerebbe dare impulso alla differenziata a spingere sui rifiuti zero. Perché a Capannoli è possibile e qui, in Calabria, no?».

 

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