Il consorzio Macramè e la sua storica esperienza nel campo della gestione dei beni confiscati al centro del nuovo progetto Giano che vedrà il consorzio stesso, con sede a Reggio e con realtà attive su tutto il territorio regionale, erogare servizi di accompagnamento ed empowerment a favore di trenta enti assegnatari di Beni Confiscati in Calabria.

Unico in Calabria – e tra le sei realtà al Sud - ad avere vinto il bando nazionale finanziato con il Pon Sicurezza (Fesr Fse 2014/2020), il consorzio, nel reggino già gestisce tre beni confiscati di cui due terreni, uno a Placanica nel comune di Melito Porto Salvo e l’altro a Rosarno, e un immobile nel centro di Reggio.

Delle trenta organizzazioni consorziate sotto la denominazione Macramè, inoltre, undici gestiscono beni confiscati alla criminalità organizzata. Un’esperienza che adesso verrà posta a disposizione di altri attori del sociale che abbiano in gestione beni illecitamente accumulati e da riutilizzare socialmente nella nostra regione.

Il progetto Giano

«Siamo già in attività per selezionare, con avviso pubblico consultabile sul nostro sito, le trenta realtà calabresi che gestendo beni confiscati beneficeranno dei servizi di assistenza tecnica, consulenza e formazione che erogheremo», ha spiegato Laura Cirella dello staff del consorzio Macramè.

«Il progetto ha come obiettivo anche quello di stipulare dei protocolli e di creare delle reti tra organizzazioni che gestiscono questi beni. Per questo siamo prossimi a firmare un protocollo di rete con l’università della Memoria e dell’Impegno UniRiMi intitolata a Rossella Casini, con sede a Limbadi. L’università sorge su terreni confiscati e speriamo potrà ospitare, quando la pandemia sarà finita, sessioni di formazione in presenza. Per proiettare a livello nazionale il lavoro che svolgiamo, un altro protocollo di rete sarà avviato con Legacoopsociali Italia, nostro partner con il Forum del Terzo Settore», ha sottolineato Laura Cirella.

L’entusiasmo e l’amarezza

«Siamo soddisfatti di questo risultato ma siamo ancora amareggiati di esserci dovuti fermare da due anni nel campo delle cure domiciliari nel quale ci eravamo specializzati. Al momento eroghiamo servizi assistenziali sanitari solo a Crotone, in affidamento diretto dell’ospedale Sant’Anna, con il progetto Oberon, a beneficio di una ventina di persone», ha sottolineato Giuseppe Carrozza, il direttore del consorzio che da più di due anni, suo malgrado, non eroga più le cure domiciliari sul territorio metropolitano di Reggio Calabria.

«L’Asp di Reggio Calabria ha scelto la via dell’interpretazione burocratica dei servizi, non ponendo al centro le persone. Così le 1600 persone che in tutta la provincia di Reggio erano seguite dal consorzio con servizi specializzati di assistenza sanitaria domiciliare, dal 31 dicembre 2018 sono seguite molto marginalmente da operatori pubblici strutturati dell’Asp e oppure da liberi professionisti», ha evidenziato Giuseppe Carrozza. Un azzeramento che fa il paio con il ridimensionamento dei servizi di assistenza di carattere sociale per il quale il consorzio è accreditato, come l’inserimento lavorativo e l’assistenza specialistica agli alunni disabili. Anch’esso ha subito una diminuzione. «Una situazione che ha avuto riflessi negativi anche sul versante occupazionale», ha spiegato ancora il direttore del consorzio Macramè.

«Nonostante l’emergenza sanitaria consentisse il prosieguo dei servizi sanitari anche in capo ad attori solo autorizzati e non accreditati come noi, l’Asp reggina ha fatto scelte diverse. Una giustificazione che abbiamo dovuto subire dal momento che il motivo per cui ancora non siamo accreditati, pur avendo avviato la procedura oltre due anni fa, non è imputabile a noi ma ad un rimpallo burocratico tra Asp e Regione Calabria», ha concluso il direttore Giuseppe Carrozza.