La nota dei legali che hanno rinunciato a far parte dell'assemblea guidata da Vincenzo Agosto: «Incontrate difficoltà nell'avere una gestione comune del Consiglio e c'è l’impressione di una conduzione più politica che professionale»
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All’indomani delle dimissioni formalizzate da un gruppo di consiglieri, l’Ordine degli avvocati di Catanzaro ha provveduto alla surroga prevista dalla legge, attingendo all’elenco dei candidati votati, ma non eletti, in occasione dell’ultima tornata svoltasi nell’anno 2023.
Subentrano agli uscenti gli avvocati Fausto Colosimo, Vincenzo Ranieri, Antonio Arnò, Vittorio Ranieri e Paolo Piccinini (a seguito dell’ulteriore rinuncia al subentro da parte dell’avvocato Marco Reina) che si sono insediati in occasione della riunione consiliare odierna.
La vicenda ha assunto carattere di novità nella lunga storia del Consiglio dell’Ordine distrettuale anche e soprattutto in relazione al significativo numero dei professionisti – in tutto 12 - che hanno ritenuto, a vario titolo, di rinunciare di far parte del consesso guidato dal presidente, avvocato Vincenzo Agosto.
Alle dimissioni inoltrate a pochi giorni dal voto dagli avvocati Amalia Garzaniti (segretario uscente e prima tra i votati) e Stefania Caiazza (tesoriere uscente), ha seguito la scelta di abbandonare il Consiglio comunicata dall’avvocato Fabrizio Sigillò (componente anziano del Consiglio), oggi seguita, a distanza di pochi mesi, dalla decisione congiuntamente assunta dagli avvocati Francesco Pullano (già segretario dell’Ordine), Paola Procopio, Rossella Laporta, Vincenzo Savaro e Gregorio Ferrari (tutti alla prima esperienza consiliare).
Non agevole si è rivelata, fino ad oggi, la procedura di surroga, coincisa con il rifiuto all’invito inizialmente diretto ad alcuni dei subentranti designati (gli avvocati Paola Garofalo, Pantaleone Pallone, Danilo Sorrenti e, da ultimo, Marco Reina).
Al netto del dato numerico, balzano agli occhi due profili non irrilevanti: la sopravvenuta riduzione dell’originaria componente “rosa” del Consiglio e soprattutto il sostanziale mutamento della composizione originariamente scaturita dalle risultanze elettorali.
Sul punto alcuni consiglieri dimissionari hanno inteso riassumere sinteticamente le ragioni sottostanti alla loro decisione, anche nell’intento di fornirne l’opportuna informazione ai Colleghi che avevano rivolto a loro le preferenze elettorali.
«La decisione di dimetterci è stata assunta, certamente non a cuor leggero, ma con la consapevolezza che la carica di Consigliere deve essere portata avanti con dignità e rispetto reciproco. L’accertata impossibilità di espletare proficuamente il mandato che i Colleghi avevano conferito con i loro voti, a causa della situazione maturata all’interno del prestigioso consesso, ci ha costretti ad assumere la responsabilità di lasciare l’incarico, quale unica scelta coerente con il titolo di Avvocati e con la storia personale di ciascuno di noi. La decisione assunta ha risposto alla sempre più sentita difficoltà di procedere ad una gestione comune del Consiglio, fin troppo spesso caratterizzata da circostanze meritevoli di preventiva e, in ogni caso, congiunta disamina, da noi puntualmente sollecitate ma rimaste senza l’auspicato seguito. È in quei frangenti che si è avuta l’impressione che la gestione del Consiglio finisse per rispondere più che ad una gestione professionale ad una conduzione latu sensu politica. Si è trattato di una considerazione avvertita da tanti, non solo da coloro che avevano vissuto precedenti e prolungate esperienze in seno al Consiglio, e devastante per chi aspirava ad una totale condivisione di progetti e decisioni che costituiscono attività primaria dell’Ordine e realizzazione dell’impegno assunto dagli eletti».
Il ripetuto quanto inutile tentativo di pervenire ad una rielaborazione di questo stato di cose ha determinato, col tempo, l’adozione di identiche reazioni da parte degli ormai ex Consiglieri, confluite nelle loro dimissioni e rispondenti – in definitiva - all’inutilità di continuare a svolgere il mandato.