Detenuto in attesa di giudizio, passato presto dal carcere all'ospedale di Livorno; un tumore inizialmente curato con dei comuni analgesici. Quando il male gli viene diagnosticato è però troppo tardi. Gli interventi a cui fu sottoposto gli allungarono per qualche ora la vita, ma non abbastanza per consentire al giudice di pronunciarsi sull'ultimo desiderio espresso dal piantonato in corsia, rivedere il figlioletto. Appena 37enne, spirò il 20 giugno del 2011.

'Giustizia feroce' tuonò allora il leader di Diritti civili, Franco Corbelli. La morte di Bruni segnò l'inizio della fine di un clan fiaccato dalla maxi operazione Telesis, e dagli omicidi eccellenti. Annientato il clan, resta la famiglia che oggi, attraverso i suoi legali, chiede allo Stato il risarcimento per la morte del giovane padrino. Il processo, secondo quanto riporta il Quotidiano del Sud, pende di fronte al Tribunale civile di Catanzaro, chiamato a pronunciarsi sulle cure che secondo i parenti di Michele Bruni sarebbero state tardive, e su quell'ultimo desiderio rimasto inappagato.