Striscioni, fumogeni e una tuta anticovid a simboleggiare i sacrifici profusi dal personale sanitario durante l'emergenza pandemica. È un appuntamento che si rinnova di mese in mese la mobilitazione organizzata anche questa mattina dal sindacato di base Usb sotto la sede della Regione. Questa volta la partecipazione è stata minata dai recenti decreti emanati dalla Cittadella che danno per imminente l'erogazione del premio covid agli "eroi" impegnati in prima linea nel contrasto alla pandemia. 

Si tratta dell'indennità una tantum stanziata dal Governo alle Regioni nella primavera del 2020: «La Calabria è l'unica a non aver ancora erogato il premio Covid» - spiega Vittorio Sacco, responsabile Usb. «Le risposte della Regione e delle aziende di solito sono: "Non vi preoccupate, tra sei mesi lo eroghiamo, tra un mese lo eroghiamo". Adesso l'ultima proposta è di erogarlo ad ottobre però ad oggi sui conti correnti dei lavoratori non è arrivato niente».

Tuttavia non è l'unica ragione che ha portato oggi i sindacalisti in piazza. Tutt'altro che chiusa è la partita che riguarda la stabilizzazione del personale sanitario assunto durante la pandemia con contratti precari. In virtù della legge di Bilancio chi ha maturato 18 mesi di servizio potrebbe ambire alle stabilizzazioni. Anche in questo caso spiega Sacco: «La Calabria non ha emanato i criteri di priorità ai fini della stabilizzazione del personale precario. Quindi siamo qui paradossamente per chiedere al presidente della Regione e commissario ad acta di rispettare la legge».

La Calabria al momento conta un esteso bacino di sanitari assunti con contratti precari. Oltre 1.400 in attesa di stabilizzazione: «Ci sono aziende che stanno facendo largo uso anche in maniera borderline di alcuni tipi di contratti - conferma Sacco -. Stanno prorogando i precari e stanno chiamando precari da nuove graduatorie. Attenzione, il bacino di precarietà sta aumentando in realtà. Per ora l'emergenza sembra essere rientrata, non sappiamo cosa ci aspetterà in autunno però nonostante questo c'è un elevato fabbisogno di infermieri, di medici e di operatori sociosanitari, tanto da ricorrere ancora a contratti atipici».