«Frà per la campagna elettorale dobbiamo stringere bene Antonio». A parlare intrecettato è Saverio Brutto, assessore al Comune di Simeri Crichi e figlio di Tommaso Brutto, ex consigliere comunale a Catanzaro ma di recente dimessosi dall'incarico. L'interlocutore è l'assessore regionale Franco Talarico e oggetto della conversazione le elezioni politiche del 2018. È questo il contesto in cui Saverio Brutto propone il nome di Antonio Gallo, imprenditore di Sellia Marina ma secondo gli inquirenti in buoni rapporti con le cosche crotonesi. L'intercettazione è confluita nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale di Catanzaro nell'ambito della maxioperazione denominata Basso profilo eseguita stamattina. Inchiesta nella quale sono rimasti coinvolti il leader nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa e il responsabile calabrese del parito Franco Talarico.  

È quello che ti serve

«Antonio chi?» domanda Talarico e Brutto precisa: «Quel ragazzo con cui ho l'attività assieme in Albania». Talarico si trova a casa di  Saverio e Tommaso Brutto ed è quest'ultimo ad intervenire perorando la causa di Gallo: «È questo che ti serve in tutti i sensi Francù, economicamente nella campagna elettorale si muove. Non è che dici tu è uno che si tira indietro. Solo che dobbiamo vedere come fare che Cesa gli fa chiudere qualche cosa». E Talarico conviene: «È dinamico, sveglio. Ho visto, ho visto». La conversazione viene carpita all'interno dell'abitazione dei Brutto e per gli investigatori «offre vigorosi elementi indiziari in merito al coinvolgimento», ossia «l'importanza per Talarico e per il suo successo elettorale che fosse coinvolto anche Gallo».

Il patto politico mafioso

Ma è il 16 gennaio del 2018 in un incontro romano che secondo gli inquirenti si concretizza «lo scambio elettorale politico-mafioso». A partecipare sono Antonio Gallo, Francesco Talarico, Antonio Pirello e Natale Errigo entrambi di Reggio Calabria, ma quest'ultimo «imparentato con esponenti della cosca De Stefano-Tegano di Archi». Il patto sarebbe stato ancor più espresso nei dettagli poi nel corso di un incontro avvenuto il 31 gennaio del 2018 a Reggio Calabria. In questa occasione Antonio Gallo sarebbe stato meno esplicito chiarendo cosa avrebbe voluto in cambio: «Noi ti diamo tutte le mani del mondo. Soldi non ce ne servono che grazie a Dio lavoriamo però ci serve un referente se abbiamo bisogno di qualcosa. Non vogliamo imbrogli, sia chiaro, ma un punto di riferimento, una presentazione».

La richiesta di un incarico

Secondo gli inquirenti «nonostante l'arguta scelta di parole adoperate dal Gallo per formulare la richiesta risulta chiara l'illiceità di quanto richiesto: un politico con ruolo istituzionale che gli avrebbe garantito un'entratura o una referenza in gare d'appalto e in contatti istituzionali». La circostanza sarebbe stata confermata in un successivo incontro durante un faccia a faccia tra Antonio Gallo e Errigo Natale. Il 7 febbraio del 2018 quest'ultimo chiarisce: «Allora io ti dico subito quali sono le mie necessità perché io ho bisogno di avere un punto di riferimento e che cosa mi dovrebbe dare questo Franco Talarico: un incarico in un organismo di vigilanza di una società che è compatibile. Ho tutti i requisiti - specifica ancora -. Sette, ottomila, novemila euro all'anno». 

I voti ad Archi

E poi: «Che voti ho? Tutta la mia famiglia, gli amici stretti ad Archi. Sabato mattina prima di andare a votare andiamo da Franco Talarico, io posso garantirti e ti dico pure i nomi delle sezioni ad Archi. E io non parlo né di 100, né di 500. La mia famiglia ci muoviamo sempre in trenta, quaranta. Nel frattempo prendo l'impegno personale di appoggiare tutto quello che gira su Franco Talarico. Come non ci fa quello che ci deve fare..... io vengo da te».