Quella intercettata dagli inquirenti, non era la sua voce. Eppure il 21 gennaio scorso, quando è scattata l’operazione antimafia Basso Profilo, Giuseppe Selvino, 60 anni, assessore comunale di Santa Severina, è stato arrestato e posto ai domiciliari.

Il suo nome è finito tra quelli degli indagati, in quanto, come dipendente del Consorzio di Bonifica Jonio Crotonese, era stato nominato membro della commissione giudicatrice di una gara d’appalto che avrebbe favorito Antonio Gallo, l’imprenditore al centro dell’inchiesta. L’accusa nei suoi confronti è turbata libertà degli incanti.

Rimesso in libertà

Il 10 febbraio scorso, però, il gip di Catanzaro, Alfredo Ferraro, accogliendo l’istanza del suo legale, Eugenio Perrone, ha revocato il provvedimento di custodia cautelare e lo ha rimesso in libertà: a parlare in talune conversazioni intercettate dagli inquirenti (e lo riconosce anche la polizia giudiziaria), non era lui, ma un altro Giuseppe, indagato nella stessa inchiesta. «Non capisco perché dicano talune: probabilmente ne avranno esaminate alcune e non tutte, ma in tutte le intercettazioni il Selvino non è comparabile a quella voce, perché il timbro è palesemente differente» sottolinea Perrone.

Quadro indiziario ridimensionato

Già durante l’interrogatorio di garanzia, Selvino aveva disconosciuto le intercettazioni a lui imputate. Poi la difesa ha fatto richiesta dei file audio, comparando la voce dell’indagato (in fase di interrogatorio) con quella registrata dagli inquirenti. Perrone racconta che è immediatamente emerso che si trattasse di due persone diverse. Così il legale ha presentato istanza di revoca degli arresti domiciliari, accompagnandola con un CD contenente la comparazione audio, che è stato inviato sia all’ufficio di Procura che a quello del gip.

Quest’ultimo ha accolto l’istanza e ha rimesso l’indagato in libertà, precisando che il quadro indiziario a suo carico va ridimensionato. «La prossima settimana – aggiunge il legale difensore - produrremo una consulenza tecnica, con criteri oggettivi, con cui dimostreremo che è l’esatto contrario rispetto al quadro ridimensionato: Selvino è la persona più innocente del mondo, non c’entra nulla con questa inchiesta».

«È un errore giudiziario»

Per Perrone si tratta di un evidente errore giudiziario: «L’unico elemento che ha portato a creare l’equazione che quel Giuseppe fosse il Selvino è la circostanza che quest’ultimo faceva parte della commissione giudicatrice della gara d’appalto. È lo stesso elemento che costituisce il più grave problema dell’errore giudiziario: la semplicità con la quale si è fatto il salto da Giuseppe a Giuseppe Selvino senza aver fatto alcuna verifica sulla voce».

Perrone tiene a sottolineare che «Selvino non sta bene, è ancora molto impaurito e timoroso, ma soprattutto non ha nemmeno ben capito l’accusa che è stata mossa nei suoi confronti. Non perché non sia capace di intendere e di volere ma perché non ha strumenti sufficientemente adeguati per comprendere culturalmente cos’è una turbativa d’asta».

Selvino resta comunque indagato a piede libero, ma l’avvocato punta all’archiviazione: «Non mi auguro di arrivare alla fase del gup. Sinceramente, io ritengo che quando avremo dimostrato con criterio scientifico che la voce non è sua, e da qui a poco lo faremo, avanzerò richiesta di archiviazione del caso. Non vedo perché debba essere esercitata l’azione penale nei suoi confronti».