Nasce nel 2012 il nuovo “locale” di ‘ndrangheta di Vibo Valentia attraverso la fusione di due gruppi mafiosi. Bartolomeo Arena “vuota il sacco” nel corso del maxi-processo Rinascita Scott e indica tutti gli affiliati della nuova “società” mafiosa di Vibo Valentia, molti dei quali non imputati né nel troncone con il rito ordinario, né in quello dell’abbreviato sebbene indicati dal collaboratore sin dall’inizio nei verbali finiti agli atti della maxi-inchiesta ed anche nell’ordinanza di custodia cautelare.

«Il nuovo locale di ‘ndrangheta è stato formato a Vibo Valentia nel 2012 attraverso la fusione di due gruppi: i Lo Bianco-Barba ed i Pardea-Camillò-Macrì. Sono stati Raffaele Franzè, detto Lo Svizzero, e Domenico Camillò a prendere l’iniziativa – ha spiegato Bartolomeo Arena – per la nascita del nuovo locale. Di questo locale il capo era Enzo Barba (nella foto a destra), Antonio Macrì era il contabileFrancesco Bognanni il mastro di buon ordine, Salvatore Lo Bianco il mastro di giornata, Nicola Lo Bianco e Domenico Prestia erano i punteruoli. Del localefacevano parte: Raffaele Pardea, detto Lello, ed i figli Marco Pardea e Francesco Antonio Pardea, Michele Manco, Antonio Franzè figlio di Pino Franzè, Giuseppe Franzè figlio di Benito, Giuseppe Camillò, Michele Camillò, Nazzareno Franzè detto Paposcia, Giuseppe Pardea, Salvatore Furlano, Domenico Pardea residente a Pizzo, Carmelo D’Andrea detto Coscia d’Agneju, Giovanni D’Andrea, Nazzareno Lo Bianco, detto Giacchetta, Fortunato Ceraso, genero di Enzo Barba, Roberto Cutrullà, nipote di Enzo Barba, Leoluca Lo Bianco, detto U Rozzu, Nicola Lo Bianco (fratello di Leoluca e Nazzareno), Antonio Lo Bianco (cl. ’48) ed i figli Salvatore e Lorenzo Lo Bianco, Michele Lo Bianco, detto U Ciucciu, ed il figlio Luca Lo Bianco che è stato poi arrestato per aver pestato la convivente, Salvatore e Vincenzo Mantella.

Del nuovo locale di ‘ndrangheta facevano anche parte: Luca Lo Bianco, figlio di Salvatore, il fratello di Luca Lo Bianco che ha un negozio di fiori ma di cui non ricordo il nome, Francesco Carnovale, nipote di Ciccio Pomodoro e genero di Carmelo Lo Bianco detto Sicarro, Leonardo Manco ed il figlio Michele Manco, Domenico Rubino, Giuseppe Lo Bianco detto Peppe da Cina, Luca Lo Bianco (U ‘Ndanu, fratello di Giuseppe Lo Bianco), Salvatore Lo Bianco detto U Gniccu, Giuseppe Lo Bianco detto U Tapezzeri o U Vruciatu, Vincenzo Lo Gatto, Pasquale Massaria, vicino ai Lo Bianco, Pasqualino Callipo, Carmelo Pardea, figlio di Giuseppe, Domenico Pardea detto U Longu (figlio di Giuseppe), Giuseppe Barba, detto Pino Presa, Salvatore Morelli, Mommo Macrì, Francesco Antonio Pardea, Paolo Lo Bianco, Filippo Catania, Domenico Lo Bianco, figlio di Carmelo Lo Bianco Piccinni, Luciano Macrì. Nel 2014 nel nuovo locale di ‘ndrangheta ho rimpiazzato io – ha aggiunto Bartolomeo Arena – Damiano Pardea, sponsorizzato da Enzo Barba con il quale sono compari. Nel 2017 quando il mio gruppo si era già staccato, nel locale di ‘ndrangheta entrarono i fratelli Sergio ed Ivan Gentile, detti Toba”. La principale riunione nel 2012 per la formazione del nuovo locale di ‘ndrangheta e la presentazione fra gli affiliati dei due gruppi che stavano facendo la fusione si sarebbe svolta, secondo Bartolomeo Arena, al cimitero di Vibo Valentia. 

Nel 2017, quindi, Bartolomeo Arena, Salvatore Morelli (foto in basso a destra), Francesco Antonio Pardea, Mommo Macrì, Michele Pugliese Carchedi, Michele Manco, Domenico Camillò, Giuseppe Camillò, Domenico Tomaino decidono di staccarsi dal locale di ‘ndrangheta che comprendeva anche i Lo Bianco e di formare un autonomo gruppo criminale. Del nostro gruppo – ha spiegato Bartolomeo Arena – entrarono così a far parte nel 2017 anche: Filippo Di Miceli, Marco Ferraro, Tavella di Portosalvo, Davide Inzillo, Filippo Orecchio che è stato battezzato in carcere, Michele Dominello, Carmelo Chiarella, Domenico Pardea il Lungo. Ci recammo da mio zio Domenico Camillò cl. ’41 per chiedere il permesso di staccarci e farci riconoscere quale nuovo gruppo da Polsi, cioè dalla ‘ndrangheta di San Luca, ma poi Domenico Camillò a San Luca non ci portò mai. Nel 2017 ci eravamo comunque già distaccati ed abbiamo iniziato a fare danneggiamenti ed estorsioni in maniera autonoma staccandoci dai Lo Bianco. Abbiamo continuato come gruppo a rispettare i Lo Bianco, mentre l’unico del nostro gruppo che non li rispettava era Mommo Macrì che anzi cercava di andare allo scontro con i Lo Bianco».