VIDEO | Giovanna Mirabelli proprietaria de Le Vele ha deciso di opporsi a quella che definisce una dittatura: «Delle multe me ne infischio, non posso decidere chi entra o non entra nel mio locale»
Tutti gli articoli di Cronaca
Non c'è un nuovo sceriffo in città, per dirla con una battuta da western d'antan, ma una poliziotta, sì. «Il costume da agente? Una provocazione. C’è pure la palla al piede, la vedi?».
Giovanna Mirabelli, proprietaria del bar “Le Vele” al centro di Cosenza, in una mattina assolata di un agosto afoso come pochi, dice il suo personale "no" al famoso lasciapassare mentre fa entra ed esci dal suo bar su corso Mazzini, trascinando una simbolica palla di stagnola agganciata alle sue sneakers da un doppio filo di catene per bici. Nel maggio del 2020, per protestare contro la chiusura dei servizi di ristorazione, si era incantenata agli ombrelloni che riparano i tavolini esterni.
«Questo è solo un abito di carnevale, ma io non sono un guardiano, questo è il messaggio: io gestisco un bar ma non è che vado a dire: tu entri e tu no. Vanno bene distanze e mascherine, ché lo dico anche ai pezzi grossi che si prendono il caffè qui di tirarsela su, io non guardo in faccia nessuno, sia chiaro, ma qui siamo alla dittatura, diciamo le cose come stanno: DIT-TA-TU-RA».
In faccia non guarda nessuno e nemmeno dentro le tasche o nel portafogli o nello smartphone ovunque si possa conservare il green pass da oggi obbligatorio in molti luoghi al chiuso tra cui, appunto, bar, cinema, ristoranti. Sfoggiando paletta luminosa double face, contornata da un festoso cornicione di lucine intermittenti, Giovanna tocca la tesa del suo berretto da Beverly Hills Cop, e lo dice chiaro e tondo che lei delle multe francamente se ne infischia.
«Sì, vabbè, si arriva anche alla chiusura dell’attività, così ho letto, ma io sono una forte, e questa è una dittatura e va combattuta. Dico io, ma dove dobbiamo arrivare? Io sono vaccinata, di più, doppia vaccinata – e indica il braccio – ma questo è davvero troppo, io non controllo proprio nessuno, ma non sono no-vax, attenzione».
Ci tiene a dirlo a voce alta, ma questa storia del green pass no, proprio non va giù. «Chi me lo dice che uno con la carta non è infetto? Posso dire come la penso? È l’ennesima batosta a noi del settore della ristorazione, ma ecco che dobbiamo fare: tenere alta la bandiera delle partite Iva, combattere, dire no, dirlo con forza, ché qualcuno prima o poi ci ascolta».
Intanto che sventola la bandiera delle partita Iva, Giovanna scruta l’orizzonte verso la coda di corso Mazzini, poco affollata, tremolante al fondo, tra una statua e una scritta di saldi al 50%, prende a calci la palla di stagnola e sospira: «I miei colleghi mi appoggiano, certo io faccio le cose un po’ forti, ma io sono così, coerente, pure vestita da poliziotta».