I sindacati si impegnano a denunciare «nelle sedi competenti e fino alla Corte europea le responsabilità istituzionali per le morti e per la sistematica violazione dei diritti umani nella tendopoli»
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Accogliendo un ordine del giorno della Cgil Calabria e della categoria Flai, il congresso nazionale della Cgil ha impegnato le strutture del sindacato a «denunciare nelle sedi competenti e fino alla Corte europea di Strasburgo, le responsabilità istituzionali per le morti e per la sistematica violazione dei diritti umani» nella baraccopoli di San Ferdinando.
Nel documento, reso noto dalla segreteria della Cgil Calabria, si evidenzia come «lo sfruttamento del lavoro nel Paese, le condizioni di vita di migliaia di lavoratori migranti, braccianti impegnati nelle diverse campagne in tutto il territorio nazionale, che vivono al limite dei diritti umani, con condizioni igienico-sanitarie inesistenti nelle diverse baraccopoli e tendopoli, impone assunzioni di responsabilità straordinarie per individuare soluzioni dignitose che mettano in sicurezza la loro vita. Negli ultimi mesi, diversi - si evidenzia nel documento - sono stati gli incidenti e le morti nella baraccopoli di San Ferdinando. Le morti di Becky Moses, Sumaila Sacko, Surawa Jaithé, non possono essere derubricate a un fatto accidentale. Ci sono - si legge nell'odg approvato dal congresso della confederazione - precise responsabilità politiche dei Governi nazionali e regionali che si sono succeduti che, dopo i fatti di Rosarno del 2010, nulla hanno fatto o continuano a fare, per superare le baraccopoli della vergogna in tutto il Paese».
Secondo la Cgil «le politiche sull'immigrazione devono essere integrate con una battaglia contro il caporalato, contro le mafie, contro lo sfruttamento del lavoro e per il lavoro dignitoso, con progetti di accoglienza diffusa, con l'utilizzo di immobili confiscati ed edilizia pubblica, ma nel frattempo occorre individuare subito soluzioni immediate per mettere in sicurezza la vita dei lavoratori, con strumenti e moduli abitativi sicuri e dignitosi».
Per queste ragioni, il congresso nazionale della Cgil «impegna le proprie strutture a denunciare nelle sedi competenti e fino alla Corte europea di Strasburgo, le responsabilità istituzionali per le morti richiamate e per la sistematica violazione dei diritti umani ai sensi della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Il Congresso nazionale della Cgil, infine, ha deciso di sostenere la candidatura di Riace a premio Nobel per la Pace.