Il Banco Alimentare potrà rimanere nei magazzini dell’ex Comac di Montalto Uffugo almeno fino a metà febbraio. Avrà così il tempo per traslocare in una nuova sede temporanea dell’area industriale di Rende, da cui riprenderà la distribuzione dei generi di prima necessità alle famiglie meno abbienti, in attesa del definitivo spostamento in un nuovo immobile già opzionato dove però sono necessari importanti interventi di ristrutturazione e adeguamento dei locali alle esigenze dell’organismo di solidarietà.

Manca l’ufficialità dell’accordo, la carta scritta per intenderci, ma il sindaco di Montalto, Biagio Faragalli, di questa intesa si fa garante in una dichiarazione rilasciata al nostro network: «Ho chiamato la nuova proprietà chiedendo lo slittamento del rilascio dei magazzini al 15-20 febbraio. È mi è stato accordato» ha detto il primo cittadino che poi ha voluto sottolineare gli sforzi compiuti dall’amministrazione per evitare il trasferimento della piattaforma verso un altro comune. «Abbiamo avuto diverse interlocuzioni offrendo al Banco Alimentare una parte del vicino capannone dove ha sede pure Fincalabra, ma anche l’alternativa di un terreno su cui, attraverso il reperimento di fondi regionali, avremmo potuto costruire una nuova infrastruttura».

La ricostruzione della vicenda

Come si ricorderà la società a partecipazione di capitale pubblico Comac, acronimo di Consorzio Mercato Alimentare Calabria, è fallita per cui lo stabilimento è andato all’asta a margine della relativa procedura giudiziaria. Nell’autunno scorso è stato aggiudicato ad una società facente capo ad un gruppo di imprenditori dei comuni cosentini della media valle del Crati. Il passaggio di proprietà ha comportato la scadenza del precedente vincolo contrattuale stipulato con il Banco Alimentare dalla curatela fallimentare con scadenza 2 dicembre 2024. Le trattative per attivare un nuovo accordo non hanno avuto esito positivo e si sono definitivamente arenate quando, il 16 gennaio scorso, è stato impedito l’accesso ai furgoni di alcune associazioni benefiche incaricate di ritirare alcuni pacchi alimentari destinati ai poveri.

Nessuna soluzione valida

Il legale della società proprietaria ha fatto sapere che diverse proposte erano state messe sul tavolo, nessuna però in grado, ha detto il direttore generale del Banco alimentare, Gianni Romeo «di dare una prospettiva ai trent’anni di lavoro svolto al servizio dei più deboli in maniera ininterrotta e proseguito anche nel periodo della pandemia». Il sindaco Faragalli ha ricordato di aver dato la disponibilità del Comune di «farsi carico della metà dei nuovi oneri di locazione chiesti dalla proprietà. Si deve anche capire un concetto – ha precisato – Se in passato tremila metri quadrati sono stati affittati a tremila euro al mese oggi, con la nuova proprietà, quell'importo di affitto concordato a suo tempo con la curatela fallimentare, non è più di tremila euro, ma di trentamila. Nonostante questo, il Comune aveva ottenuto un ribasso a diecimila euro manifestando la volontà di accollarsene cinquemila al mese, programmando contestualmente la realizzazione di una nuova struttura su un terreno dell’amministrazione».

Acquisto a prezzo di saldo, affitto a prezzo di mercato

La soluzione però, non è andata in porto: troppo rischioso per il Banco Alimentare assumere un impegno contrattuale a lunga scadenza contando sul supporto di un ente pubblico soggetto per sua natura a variabili e contingenze. Probabilmente è meglio così. Si è evitato il paradosso di spendere altri soldi dei cittadini per affittare a prezzo di mercato una struttura già costruita con soldi pubblici, legittimamente acquistata da un soggetto privato ma ad un prezzo completamente fuori mercato: circa un decimo del suo valore.