VIDEO | Il ricorso alla Presidenza della Repubblica presentato dall’amministrazione comunale rallenta l’iter. L’azienda perde la pazienza e minaccia di portare in Friuli Venezia Giulia i 200 posti di lavoro. La preoccupazione della Cgil: «Non possiamo perdere questa opportunità»
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Se entro fine settembre non giungeranno buone nuove dal comune di Corigliano Rossano, l’investimento industriale proposto da Baker Hughes nel porto cittadino, sarà ricollocato altrove. Non è un ricatto e nemmeno un ultimatum, ma la constatazione di fatti che, a quanto pare, la multinazionale americana sta valutando. E lo sta facendo in questi giorni, in attesa che la situazione – ovvero il placet più politico che amministrativo – si sblocchi, perché è e rimane ferma l’intenzione dell’azienda di investire in riva allo Jonio.
Certo, non attenderà all’infinito perché urge un sito che sia funzionale al progetto, che prevede – com’è ormai noto da tempo – di attrezzare parte dell’area portuale per l’assemblaggio di moduli da utilizzare nei gasdotti, da inviare in tutto il mondo via nave per le loro dimensioni. Una stima indica che dieci di quei moduli riempirebbero una nave da crociera.
E così, qualora non dovesse giungere la “benedizione” dell’amministrazione comunale, Baker Hughes investirà quei 60 milioni di euro previsti, con relativi 200 posti di lavoro diretti ed un altro centinaio indiretti a Monfalcone, in provincia di Gorizia, Friuli Venezia Giulia: è questa la via d’uscita già programmato dagli americani. Ma – come accennato – Corigliano Rossano, al momento, rimane la priorità, seppur fino alla fine di settembre.
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Perché il “no” degli amministratori
Inizialmente aperta all’investimento, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco, Flavio Stasi, è arrivata allo scontro sia con la Regione che con l’Autorità di sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio. Fino presentare ricorso alla Presidenza della Repubblica contro l’autorizzazione Zes rilasciata dal presidente Agostinelli.
Stasi e la sua giunta, così come alcune componenti della società civile, sono convinti che i moduli da istallare nel porto per la produzione di quei componenti, alcuni in capannoni alti anche venti metri, potrebbero trovare allocazione a poche centinaia di metri dal porto, nell’area industriale di Schiavonea, così da non “deturpare” le vocazioni turistiche e pescherecce della zona.
La querelle sorta attorno all’investimento proposto dalla multinazionale a stelle e strisce è stato anche – feroce – argomento di scontro tra il sindaco ed il presidente della Regione, Roberto Occhiuto.
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Guido: «Il ricorso è imbarazzante, l’investimento è un'opportunità da non perdere»
I sindacati, intanto, forti del fatto che secondo quanto garantitogli l’impianto industriale proposto non inquina in alcun modo, sono tutti dalla parte dell’azienda, perché l’investimento rappresenterebbe una notevole boccata d’ossigeno – nel tempo – per il mercato del lavoro, sempre più in crisi.
I confederali – Cgil, Cisl e Uil – dovrebbero incontrarsi col sindaco Stasi subito dopo Ferragosto, ormai alle porte. «Il sindacato – spiega il segretario generale della Cgil comprensoriale Sibaritide-Pollino-Tirreno, Giuseppe Guido a LaC News24 – continua a ritenere quell'investimento un'opportunità da cogliere, in termini di visioni e prospettive future, utile a rilanciare un'infrastruttura portuale sottodimensionata e sottoutilizzata. È un’occasione per le opportunità occupazionali, di formazione che ne possono derivare, per l'hinterland della città di Corigliano Rossano e per tutto il territorio».
A distanza di mesi dall’ultima conferenza dei servizi «da cui è scaturita l’autorizzazione», spiega ancora Guido, «ad oggi ci troviamo con un ricorso presentato dall’amministrazione comunale al Presidente della Repubblica, verso la procedura utilizzata e tutto ciò è imbarazzante».
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Una situazione definita come un «limbo, che è la peggiore che poteva capitarci». E tutto questo con in mano «un'azienda che ha un'autorizzazione a procedere ed un comune che la contesta scrivendo al Presidente Mattarella. Peraltro per le informazioni riferitemi dall’ufficio legale della Cgil, la Presidenza della Repubblica potrebbe anche dichiararsi incompetente rispetto alla materia».
Il sindacalista, così come l’organizzazione che rappresenta sono dell’idea che si sarebbe dovuto «valutare meglio quell'investimento, pur nel rispetto pieno delle normative, delle leggi, delle procedure», ma che, al contempo, si tratta sempre di «un'opportunità che non si può relegare alla burocrazia», perché questo «è il momento della politica, delle istituzioni».
Per questi motivi Giuseppe Guido propone – se necessaria – un’altra conferenza dei servizi. «È possibile – chiede – spostare l'investimento nel retroporto? È possibile per l'amministrazione pubblica realizzare un'infrastruttura di collegamento fra il retroporto e la banchina? È possibile utilizzare la banchina nel pieno rispetto della legge con l'autorizzazione in possesso di Baker Hughes? Lo si faccia, e che nessuno tiri i remi in barca, che tutti si lavori per cogliere un'opportunità che il territorio non può perdere».
«Su questo lavoreremo – chiosa il sindacalista della Cgil – per questo ci spenderemo, convinti che ancora ci possa essere un'opportunità da cogliere, perché di quell'investimento il territorio, il porto, la Calabria e Corigliano Rossano ne hanno bisogno».