L’ultima analisi di Noto Sondaggi conferma il trend sulla riforma Calderoli: da Centro (57%) e Sud (66%) forte contrarietà. E al Meridione il progetto non convince neppure gli elettori del centrodestra
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Gli italiani sono sempre più contrari alla possibilità dell’Autonomia differenziata. L’analisi condotta dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi e pubblicata oggi da Repubblica mostra un aumento degli scettici rispetto alla riforma Calderoli: il Paese, insomma, è per l’abrogazione (48%) con un dato in salita rispetto allo scorso luglio (+3%). Un dato superiore di oltre 10 punti a quello dei favorevoli: la restante parte di indecisi può ancora fare la differenzia ma il trend è chiaro
Il sondaggio evidenzia una contrarietà fortemente legata alla distribuzione geografica: il Centro (57%) si attesta come il Sud (66%) fortemente contro la riforma introdotta, mentre la quota maggiore di favorevoli si registra al Nord (47%), ma comunque sotto il 50%.
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È interessante notare come le divisioni nella maggioranza si rispecchino anche nell’elettorato del centrodestra. Tra i partiti che compongono l’attuale maggioranza di governo, i votanti Forza Italia sono contrari alla legge (56%), spicca anche il 22% di FdI, tra l’altro residenti nel Meridione. Ovviamente il No all’Autonomia differenziata è molto alto tra i votanti i partiti di opposizione raggiungendo l’80% tra i dem ed il 76% tra i pentastellati.
Anche tra gli elettori dei partiti la formazione dell’opinione non è basata tanto sull’appartenenza politica quanto sull’area di residenza. Sia nel Sud che nel Centro prevale in maniera significativa la contrarietà alla legge mentre al Nord i favorevoli si fermano poco sotto la soglia del 50%.
L’altro dato da tenere d’occhio è il quorum: se, infatti, il sentimento prevalente è per il No c’è il rischio che non vada a votare il 50% degli aventi diritto al voto in Italia, fatto piuttosto frequente nella storia referendaria.
Questa volta, però, il trend sembra essere diverso, cioè da quando la legge è stata approvata si registra un trend positivo della propensione ad andare a votare: a luglio la stima era del 55% oggi del 57%. Una delle possibili spiegazioni è proprio che la motivazione non si legata alle posizioni del partito ma a ragioni geografiche. Questo si spiega proprio con il fatto che non c’è una motivazione di voto legata alle posizioni del partito di riferimento, ma nella scelta è prioritaria l’area di residenza. L’Autonomia di Calderoli fa paura al Sud, anche agli elettori del centrodestra.