L’abbraccio della scrittrice Merilia Ciconte accoglie Rosaria Scarpulla davanti al Tribunale di Vibo. Rosaria ha perso il figlio Matteo, ucciso dall’autobomba esplosa lunedì a Limbadi. Suo marito Francesco è ricoverato al centro grandi ustioni di Palermo. In lacrime racconta l’inquietante precedente di questo attentato, risale allo scorso 30 ottobre, quando Francesco Vinci venne pestato a sangue dai familiari di Di Grillo. Un’aggressione che gli costò un ricovero in terapia intensiva.

Rosaria Scarpulla chiede giustizia

La donna chiede giustizia. Punta l’indice sui vicini, i Di Grillo-Mancuso con cui era in lite per i confini di un terreno. Il nome Mancuso incute terrore da queste parti, ma i Vinci non si sono mai fatti intimidire e questo, per il legale dei Vinci, è stata la condanna a morte di Matteo.

L’avvocato De Pace parla di «Strage annunciata»

Rosaria, la nuora e il loro legale si sono presentati questa mattina presto in Tribunale per la convalida dell’arresto di Domenico Di Grillo –  per il quale il giudice Gabriella Lupoli ha convalidato l'arresto e disposto gli arresti domiciliari - il marito di Rosaria Mancuso, arrestato per il possesso illegale di un fucile in seguito alle perquisizioni dei carabinieri dopo l’autobomba. Ad assistere Di Grillo c’è l’avvocato Giuseppe Di Renzo. Il quale puntualizza come il suo assistito (Domenico Di Grillo) sia stato arrestato per il possesso illegale del fucile e non per l’autobomba.

La versione dei Di Grillo-Mancuso

I Di Grillo-Mancuso professano la loro estraneità ad ogni accusa. Davanti al carcere, in attesa del verdetto sulla convalida dell’arresto,  Vito Barbàra, marito di Lucia Di Grillo e genero di Rosaria Mancuso. Difende i propri congiunti da quella che definisce un’accusa  infondata. A Limbadi, intanto, solo silenzio. Rosaria Mancuso è chiusa in casa e non risponde. In paese c’è attesa, attesa per l’autopsia, i funerali. Per la giustizia.