Risolto in poche ore il giallo sulla morte violenta di Domenico Pangallo, il 58enne ritrovato cadavere a San Ferdinando la sera del 26 giugno. Nel pomeriggio odierno, a Rosarno, i militari della Compagnia e del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro hanno notificato infatti un decreto fermo di indiziato di delitto a carico di Giuseppe Cacciola, di 33 anni, presentatosi spontaneamente presso gli uffici della Comando di Rosarno in quanto ritenuto responsabile del reato di omicidio ai danni di Domenico Pangallo. L'arrestato è il cugino della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, morta nell'agosto del 2011 quando fu trovata senza vita in casa, morta per aver ingerito acido muriatico. Per il caso, la Dda indaga per omicidio.

Il movente

Il provvedimento di fermo è giunto all’esito delle preliminari ed incessanti attività info – investigative condotte dai Carabinieri di Gioia Tauro, unitamente alla Sezione Rilievi del Comando Provinciale di Reggio Calabria, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palmi, che hanno permesso di fare luce, in pochissime ore, sulla dinamica dell’evento delittuoso, sul movente dell’omicidio e sul contesto in cui era maturato.


Le indagini, infatti, hanno consentito di accertare che, la sera del 26 giugno Pangallo era stato indotto, con l’inganno, a recarsi a San Ferdinando nella casa della moglie di Cacciola, a cui era legato da una relazione virtuale, ed, una volta entrato all’interno dell’abitazione, era stato ripetutamente percosso con schiaffi e calci al volto ed ai fianchi da Giuseppe Cacciola per poi essere trascinato sulla pubblica via esanime, proprio a pochi metri dall’ingresso dell’abitazione dell’indagato e della consorte.


Cacciola, a seguito del delitto, si era reso irreperibile alle ricerche dei Carabinieri Gruppo di Gioia Tauro e dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia sino al pomeriggio odierno quando ha deciso di costituirsi.

Chi è Cacciola

Nel marzo del 2015 Cacciola era stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Taurianova in quanto accusato, insieme ad un altro uomo , di aver esercitato reiterate pressioni e minacce nei confronti di un agricoltore della zona, dal quale i due continuavano a pretendere, a più riprese, la consegna di varie somme di denaro, reclamate a titolo di riscossione di non meglio precisati debiti contratti dallo stesso con terze persone. In occasione dell’ennesima richiesta avanzata presso l’azienda agricola della vittima, i Carabinieri hanno colto i due malviventi in piena flagranza, proprio nell’atto di cui stavano intascando indebitamente alcune banconote che l’agricoltore era stato comunque costretto a consegnare. Cacciola ha precedenti quindi per estorsione, truffa, rapina, porto abusivo di armi e falsa attestazione a pubblico ufficiale sull’identità personale.
Al termine delle formalità di rito, sarà associato nella casa circondariale di Reggio Calabria e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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