È ostinatamente convinto ad andare avanti, ma i sassolini dalle scarpe vuole toglierseli tutti. Lui è Matteo Tubertini, consigliere delegato del gruppo Guglielmo, quello della storica torrefazione che ogni giorno profuma l'aria - dalla SS 106 fino al mare - a Copanello di Stalettì, sulla costa jonica catanzarese ed accompagna con una buona tazzina di caffè migliaia di persone in tutto il mondo. Un anno fa (il 28 luglio) un attentato incendiario ha seriamente rischiato di distruggere l'azienda, attaccando e seriamente danneggiando un capannone contenente circa 2 milioni d'euro di merce. I vigili del fuoco, dopo varie ore, hanno spento le fiamme altissime che a quel punto avevano già fatto il loro 'dovere': le pareti ed il tetto del magazzino erano ormai inservibili. Un danno di circa 1 milione e 300mila euro, che il gruppo Guglielmo ha dovuto sborsare interamente di tasca propria.

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Nessun aiuto

Al netto di passerelle e proclami, nessuno ha aiutato economicamente l'azienda a rialzarsi. I politici - Tubertini fa i nomi dei 'buoni' e dei 'cattivi' - si sono dileguati, altri hanno cercato di fare qualcosa. Ma nel concreto, se non si fosse messo mano alle risorse proprie il famoso marchio del Caffè Guglielmo, vanto  nel mondo del suo fondatore don Guglielmo Papaleo, di Catanzaro e della Calabria, avrebbe dovuto ridimensionarsi se non chiudere i battenti. Persino una pratica all'antiracket giace polverosa in qualche cassetto, inevasa.

La denuncia

Tubertini non si ferma qui. Precisa di aver dato agli inquirenti immagini e soprattutto indicazioni sui presunti mandanti. Gente che nel frattempo gli ha fatto pervenire messaggi chiari, che ora gli fanno persino temere per la propria incolumità. Un coraggio di denuncia fino ad ora senza  effetti. Lui spera, anzi è sicuro, che la magistratura stia preparando un repulisti.  Anche perché i fastidi sono iniziati da molto tempo, con una bomba al ristorante sulla spiaggia, l'incendio a due camion nel piazzale e l'anno scorso l'intimidazione dal cielo (troppo preciso l'innesco dall'alto per non pensare ad un drone).

Tubertini ha rimosso le macerie, ma ora invoca una pulizia più profonda, quella morale per eliminare il marciume che regna sulla zona.