Sedici persone sono finite in manette all'alba di stamane nel corso dell'operazione "White Collar" condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza. In particolare 9 sono stati assegnati in carcere e 7 agli arresti domiciliari indagati a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle “turbative d’asta”, corruzione in atti giudiziari, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. 

L'esecuzione dell'ordinanza di applicazione di misure cautelari sono state emesse dal gip del Tribunale di Castrovillari, Carmen Maria Raffaella Ciarcia, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Luca Primicerio, sotto il coordinamento del procuratore facente funzioni, Simona Manera. I particolari dell’indagine verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa nella sede del Comando provinciale Guardia di Finanza Cosenza.

Aste giudiziarie truccate

A finire sotto la lente degli inquirenti il mercato truccato delle aste giudiziarie di beni ricadenti nell’area di Corigliano Rossano attraverso il coinvolgimento di professionisti e dipendenti del Ministero della Giustizia in servizio nel distretto giudiziario di Castrovillari. Due anni di indagini per ricostruire un collaudato sistema che ha visto coinvolti imprenditori e dipendenti pubblici. Le presunte condotte illecite riguarderebbero un sistema di aggiudicazione di beni mobili e immobili attraverso la corresponsione di somme di denaro a quanti gestivano i meccanismi delle aste.

In carcere

  • Giuseppe Andrea Zangaro
  • Giorgio Alfonso Le Pera
  • Carmine Placonà
  • Alfonso Cesare Petrone
  • Luisa Faillace
  •  Giovanni Romano
  • Carlo Cardile
  • Carlo Plastina
  • Antonio Guarino

Ai domiciliari

  • Francesca De Simone
  • Antonio Aspirante
  • Vincenzo Anania
  • Patrizia Stella
  • Alfredo Romanello
  • Luigia Maria Caruso
  • Rocco Guarino

 

48 indagati

Le persone indagate complessivamente sono 48. A capo dell'organizzazione vi era un dipendente del Comune di Corigliano-Rossano distaccato al locale ufficio del Giudice di pace. Era composta anche da professionisti i quali, mediante accordi collusivi con i delegati alla gestione di aste pubbliche fallimentari, venivano in possesso di informazioni tali da distorcere le vendite all'incanto, favorendo compravendite agevolate. L'organizzazione acquisiva informazioni riservate sulle procedure e sui possibili partecipanti oltre che per "accomodare" l'esito delle aste, anche attraverso forme di dissuasioni verso altri potenziali concorrenti. Così il sodalizio criminale era divenuto centro di raccolta delle informazioni sui soggetti interessati all'acquisto di beni mobili ed immobili messi all'asta anche sotto la forma di "cartello collusivo aperto" come dichiarano gli inquirenti gestendo tali dettagli al fine di condizionare la partecipazione alle aste.

 

Tra gli arrestati anche un componente della cosca Forastefano, un 55enne coriglianese, già coinvolto nell'operazione omnia che avrebbe indotto con minacce  la partecipazione alle aste di soggetti esterni all'organizzazione ora smantellata.

I ruoli del dipendente pubblico e degli avvocati

Ad un cittadino coriglianese, dipendente della P.A. dislocato presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Corigliano, sono stati inoltre contestati i reati di truffa aggravata e false attestazioni o certificazioni, alla luce dell’abbandono del posto di lavoro senza permesso e senza timbrare l’uscita ed il rientro, ovvero della falsa attestazione della propria presenza in servizio mediante la fraudolenta marcatura nell’apposito apparecchio marcatempo.

Altre due figure erano fondamentali per l'organizzazione criminale: un avvocato che svolgeva la funzione di procacciatore dei clienti interessati a partecipare alle aste ed un dottore agronomo che nel sodalizio aveva il ruolo di individuare fisicamente, anche sulla base dei dati contenuti negli avvisi di vendita, i terreni oggetto delle procedure esecutive, così da consentire ai sodali di proporre tali beni ai clienti dell’associazione.

Tre avvocati con studi nell’area urbana di Corigliano-Rossano, sodali della associazione stessa, avevano invece il compito di istruire le offerte dei clienti dell’organizzazione, partecipando per conto degli stessi alle varie procedure esecutive, con la formula “per persona da nominare”.

Il meccanismo delle aste giudiziarie

 I tre legali erano deputati, su direttive del capo dell'organizzazione criminale, ad acquisire illecitamente, presso i professionisti delegati, i curatori fallimentari ed i custodi giudiziari, le informazioni (coperte da segreto di ufficio) relative agli offerenti e, più in generale, ai soggetti interessati alle aste, oltre che a raggiungere accordi collusivi con i concorrenti. Tra le modalità principali per arrivare a conoscere notizie coperte dal segreto di ufficio, tramite i compiacenti curatori fallimentari o i professionisti delegati, anche la possibilità (prevista dalle modalità di funzionamento del sistema delle aste telematiche) di consultare anzitempo i bonifici cauzionali accreditati dai soggetti interessati all’asta sul conto della procedura, venendo a conoscenza delle offerte che sarebbero state presentate e dei nominativi degli offerenti, in modo da poterli poi avvicinare con l’intento di raggiungere un illecito accordo, ovvero dissuaderli dal partecipare all’asta.