«Dedico questa assoluzione a Silvio Berlusconi, a mio padre e mio figlio». Esordisce così sui social l'ex senatore di Forza Italia Marco Siclari dopo la sentenza del processo Eyphemos che si è concluso in Corte d'Appello a Reggio Calabria, con la sua assoluzione dal reato di scambio di voto politico-mafioso, affermando che «la giustizia è arrivata, ma il prezzo che ho pagato è troppo alto». Dopo la condanna di primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione, la Procura generale di Reggio Calabria ad aprile aveva chiesto l’assoluzione per Siclari. Ieri la sentenza. 

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«Sono stato finalmente assolto, con formula piena, - scrive l'ex parlamentare - dopo più di tre anni di incubo, di dure sofferenze, di profondo dolore e di danni incalcolabili dopo che sono stati messi in discussione ingiustamente la mia persona e il mio nome. Ringrazio quegli eroi, cioè quei magistrati che con grande rispetto per la giustizia e per lo Stato, hanno giudicato in modo indipendente, corretto e imparziale di fronte alle accuse infondate che mi erano state rivolte, accuse che la stessa Procura generale di Reggio Calabria ha contestato, sollecitando la mia assoluzione perché il fatto 'non è mai esistito' contrariamente alla sentenza in primo grado che mi condannava in abbreviato e con ipotetiche prove».

«La giustizia è arrivata, ma il prezzo che ho pagato è troppo alto - aggiunge Siclari -. Il mio nome inserito nell'inchiesta poteva benissimo essere sostituito da un altro con lo stesso risultato considerando che dalle migliaia di ore di intercettazioni, non vi è mai stata neppure un'unica conversazione tra il sottoscritto e i presunti mafiosi, né mai è risultato anche un solo elemento che dimostrasse il diretto coinvolgimento del sottoscritto, né mai è stata riscontrata un'opera, da parte dei presunti mafiosi, diretta a favorire l'elezione del candidato. Durante questi tre anni, inoltre, è emerso che l'intercettazione chiave dell'inchiesta era stata trascritta in modo 'significativamente diversa' da quello che la perizia, disposta dal Tribunale Penale di Palmi, ha definitivamente e chiaramente stabilito».

«Nessuno - ha sottolineato l'ex senatore - potrà restituirmi ciò che mi è stato tolto, la salute, la serenità familiare e le opportunità lavorative e politiche. Una carriera professionale sospesa come medico e direttore sanitario, una carriera come senatore della Repubblica più giovane di Italia che aveva vinto il collegio uninominale unico al Sud stroncata improvvisamente e senza ragione da un 'errore' giudiziario, risorse economiche andate in fumo, l'infamia subita e costi sostenuti per consulenti legali, periti per dimostrare il gravissimo 'errore' giudiziario. Ci tengo ad sottolineare che i veri 'eroi' dell'Italia sono quelle divise, quei pm, quei giudici che non puntano a costruire velocemente la loro carriera a discapito dei loro colleghi e soprattutto colpendo gli innocenti che fanno 'gola', ma coloro che restituiscono giustizia al territorio e alle persone che vengono colpite dall'ingiustizia».