Considerato il reggente della cosca di Platì in Lombardia, è stato condannato dal Tribunale di Milano. Nello stesso procedimento il figlio dovrà scontare 28 anni di carcere
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Sedici anni di reclusione per il "re della cocaina". Così il Tribunale di Milano è pronunciata nei confronti di Rocco Barbaro, ritenuto il reggente della ‘ndrangheta in Lombarda oltre che presunto boss che controlla i fiumi di denaro provenienti dal narcotraffico tra Italia e Sudamerica.
Rocco Barbaro, soprannominato è anche soprannominato 'U sparitu', perché rimasto latitante per quasi due anni prima di essere arrestato in Calabria a Platì, nel Reggino, nel maggio del 2017. La sentenza emessa dall'ottava sezione penale milanese, in particolare, lo ha riconosciuto responsabile di associazione mafiosa e di intestazione fittizia di beni perché a lui era riconducibile il Bar Vecchia Milano in corso Europa, a pochi passi dal Duomo, e che Rocco Barbaro, 53 anni, avrebbe acquistato attraverso lo schermo di prestanome. A seguito delle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e coordinate dal pm Cecilia Vassena sono stati condannati anche Antonio Barbaro, nipote di Rocco, a 2 anni, Giuseppe Grillo a 3 anni e Fortunato Paonessa.
Rocco Barbaro, tra l'altro, è figlio di Francesco Barbaro, capo dell'omonima cosca di Platì e che sta scontando in carcere una condanna all'ergastolo per l'omicidio del brigadiere Antonino Marino, avvenuto a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria, nel 1990. L'operazione 'Missing', condotta dai carabinieri con un blitz il 23 gennaio del 2016, aveva portato all'arresto di sette persone per le accuse di estorsione e intestazione fittizia di beni e aveva fatto emergere gli interessi economici ed imprenditoriali della cosca della 'ndrangheta Barbaro-Papalia, radicata tra la Calabria e la Lombardia, in particolare a Corsico, nel Milanese. Tra l'altro, nell'autunno 2016 con rito abbreviato erano già stati condannati Francesco Barbaro, 28 anni, figlio di Rocco, a 8 anni, Raffaele Greco a 4 anni e Domenico Martorano a 2 anni.
Nel procedimento, con riti diversi, sia Rocco Barbaro che il figlio Francesco sono stati condannati per associazione mafiosa, accusa non riconosciuta dal gip nelle misure cautelari, ma dalla Cassazione dopo il ricorso della Procura. Rocco Barbaro, che era inserito nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi, venne arrestato a Platì nel maggio del 2017, bloccato nell'abitazione di una delle figlie. La sua cosca è ritenuta dagli investigatori egemone nel traffico di cocaina in Calabria ed in Lombardia.