Cittadini in fila alla posta, arrabbiati ed esasperati, a Rosarno, ma scene non dissimili si vedono anche nei centri vicini di Gioia Tauro e San Ferdinando. Sembra saltato qualcosa nel servizio, visto che la pandemia - e il rischio assembramento - sono un dato assodato da almeno 11 mesi eppure nei 3 centri gli uffici non riescono a smaltire il lavoro senza che si formino all'esterno vere e proprie bombe di un potenziale contagio.

«È dalle 7 che aspetto - dice una anziana verso le 9 - ci sono solo solo 3 impiegati e ci dicono che la linea non funziona». In effetti sembrano perlopiù pensionati e migranti della vicina tendopoli, gli utenti più accalcati con i primi che sono pronti a forme di comprensione verso gli stranieri e di vibrata protesta verso la società partecipata dal ministero del Tesoro.

«Solo in questo ufficio mancano i biglietti per regolare la fila - sostiene un anziano - sono disorganizzati al massimo». «Serve un'altra posta - gli fa eco una signora - perchè il secondo ufficio che c'è apre solo alcuni giorni a settimana».

Nei giorni scorsi il sindaco Giuseppe Idà ha preso carta e penna ed ha scritto alla società, minacciando la chiusura in mancanza di provvedimenti che evitino gli assembramenti in una cittadina dove il contagio non sembra arrestarsi. Non avrebbe ricevuto risposte fin qui, e la rabbia monta.

«È il quarto giorno che mi metto in fila - afferma con voce accorata una donna anziana - ma anche oggi sono costretta ad andarmene». Qualcuno chiama in causa i 3 dipendenti che sarebbero «lenti», all'interno dell'ufficio di piazza Valarioti che, frontale al comando vigili, diventa quotidianamente - prima e dopo le festività natalizie - un luogo allucinante, impossibile da frequentare, e dove le multe fioccherebbero. «Siamo costretti a stare come le pecore - si lamenta con amarezza un anziano - vorremmo rispettare le regole ma qui è impossibile».