«Se fate la domanda oggi, se ne parla il prossimo anno per essere chiamati a visita». Ci rispondono così allo sportello della “commissione medica locale idoneità alla guida” – organismo dell’Asp di Reggio Calabria – quando andiamo a chiedere il perché degli enormi ritardi che denuncia Angela (nome di fantasia). «Sono stata fermata ad un posto di blocco – afferma la donna che vuol mantenere l’anonimato – e dopo l’alcol test mi è stata ritirata e sospesa la patente per un anno. Allo scadere della sanzione, la procedura prevede che io debba sostenere una visita medica: fatta la domanda a giugno scorso, attendo ancora di essere convocata».

 

Nella sede di via Palamolla a Reggio Calabria, il disservizio in cui è incappata Angela non viene solo confermato. «Abbiamo un arretrato di 2400 pratiche – sostiene una impiegata – perché la commissione è chiusa da quando a ottobre è andato via il presidente». C’entra poco l’emergenza covid, quindi: le visite non si fanno perché medici e impiegati sono bloccati dalla mancata nomina, e quando si riuniscono, se si riuniscono, devono smaltire l’arretrato che si era cominciato ad accumulare da molto prima del lockdown. «Ci sono tanti che vanno a fare la visita a Vibo – conclude amaramente l’impiegata – là mi dicono che dopo una settimana chiamano».

 

Ma siccome sembra impossibile che sia solo l’alcol test a fare cosi tante vittime, abbiamo chiesto all’avvocato Renato Vigna di spiegarci quanti altri possono trovarsi ad attendere una visita dopo la sospensione della patente. «In teoria – afferma il legale di Palmi – tutti quanti possiamo incappare in una sanzione del genere, oppure avere impedimenti momentanei, anche di salute, che comportano la dichiarata impossibilità a guidare, e l’obbligo di essere valutati nel caso in cui si voglia tornare alla guida di un qualunque mezzo: questa commissione serve a tutti».


Non è certo che essere dirottati verso altre Asp risolva il problema, ma, mentre del ritardo nella nomina del nuovo presidente va chiesto conto ai vertici dell’Asp, intanto, patentati indignati e legali perlustrano altre strade.


«Qui – sostiene l’avvocato Vigna – non è leso soltanto un diritto soggettivo visto che si creano situazioni in cui la mancata restituzione della patente comporta un danno, ad esempio sul lavoro e in qualsiasi attività in cui è indispensabile guidare, che pregiudica situazioni più complesse. A mio avviso, visto il ritardo straordinario, che non è tollerabile poiché dipende da una non scelta che invece è obbligatoria, potrebbero configurarsi anche azioni da denunciare in base al diritto penale».