Lo si legge nel verbale del 22 gennaio scorso del tavolo interministeriale di controllo a proposito della transazione da 39 milioni di euro a favore della Bff Bank
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La famosa transazione da 39 milioni di euro accordata dall’Asp di Cosenza alla BFF Bank offre ogni giorno di più nuovi interrogativi. Nella nota diffusa ieri da Carlo Guccione, componente della direzione nazionale del Pd, scriveva che «C’è un’altra transazione che è oggetto dell’interesse dell’ultimo tavolo interministeriale che chiede all’Asp chiarimenti risalenti all’anno 2017 ma con effetti contabili che si sono registrati nel bilancio del 2022. Transazione “non supportata da nota debito ma da documento fittizio, come si rileva dalla documentazione prodotta con protocollo 7 del 9/01/2024”, così come scrive il tavolo interministeriale».
Anche in questo caso è coinvolta proprio la Bff Bank. Andando infatti a spulciare il verbale del tavolo interministeriale di controllo del 22 gennaio scorso si legge che gli esperti dei Ministeri della Finanze e della Salute chiedono conto di una strana operazione. In particolare di interessi riconosciuti alla Bff Bank pari a tre milioni e 280mila euro. Questi interessi sono stati calcolati dall’Asp cosentina a favore dell’istituto di credito nell’ambito della transazione da 39 milioni di euro. Il tavolo di controllo scrive nero su bianco che questi interessi non sono supportati da una nota di credito, ma da un documento risultato fittizio.
Possibile? Sembra proprio così e non si capisce chi avrebbe prodotto questo documento falso e, soprattutto, in che misura sarebbe fittizio. Questa è una circostanza che i vertici dell'Asp cosentina dovrebbero chiarire e siamo sicuri lo faranno al tavolo di controllo. Si capisce invece il perché della strana postilla che era stata inserita nella delibera: «eventuali somme corrisposte in relazione a suddetto accordo transattivo e non risultanti dovute, a qualsiasi titolo, saranno oggetto di restituzione». Ma il controllo non doveva avvenire a monte della transazione? Che interesse dovrebbe avere la società finanziaria a verificare a posteriori, una volta incassato il bonifico, se effettivamente quei soldi gli spettavano o meno? La Pubblica Amministrazione non dovrebbe procedere a transazioni soltanto in presenza di crediti certi ed esigibili? Se quanto si legge nel verbale del tavolo così non sembra essere stato se addirittura gli interessi dovuti alla società di factoring sono basati su un documento risultato fittizio. La sanità cosentina, d’altronde, sembra essere in grado solo di fare questo tipo di “miracoli”.