Nei quiz televisivi i concorrenti potevano lasciare oppure raddoppiare. Nella sanità pubblica calabrese, invece, si può lasciare (passare gli anni) e raddoppiare (i debiti). L'ultimo esempio in tal senso arriva dall'Asp di Cosenza, che per non aver ottemperato a un decreto ingiuntivo del 2005 che le imponeva di pagare poco più di 3,5 milioni di euro adesso si ritrova a doverne sborsare più del doppio: otto milioni e 370mila.

L'eredità dell'ex As 1 di Paola

La vicenda, si diceva, affonda le sue radici nel tempo. Siamo nel maggio del 2005, quando all'ex As 1 di Paola arriva un'ingiunzione di pagamento. Ci sono da saldare le prestazioni rese nell'annata precedente a favore di cittadini non residenti nel territorio di competenza della stessa As e la somma sfiora i 3,6 milioni di euro.

Passano un paio d'anni senza che dalle casse esca un solo centesimo e si arriva al 2007, anno in cui l'Azienda sanitaria di Paola viene accorpata a quella provinciale di Cosenza, che subentra così in tutti i rapporti attivi e passivi. Tra di essi c'è anche quello con l'Istituto Ninetta Rosano, che nel 2017, dieci anni dopo il decreto ingiuntivo, finirà in concordato preventivo senza aver ancora ricevuto il becco di un quattrino dall'Asp bruzia. Prima che la procedura abbia inizio con l'adunanza dei creditori, però, il Tribunale di Paola dispone la vendita di alcuni assets competitivi del Rosano. Nell'elenco ci sono anche i 3 milioni e 577mila euro di crediti che l'Asp deve ancora versare. Ma, soprattutto, gli interessi dalla data di loro maturazione fino al momento del relativo pagamento.

Passano gli anni e gli interessi si accumulano

Ad accapparrarseli è una srl con sede a Bologna, la SB Capital, che nel maggio del 2018 stipula il contratto con cui acquisisce i crediti in questione. La società, forte di una sentenza con cui nell'anno precedente la Corte d'appello di Catanzaro ha sancito definitivamente la validità del decreto ingiuntivo del 2005, bussa alle porte del palazzone di via Alimena per battere cassa. Invano. E così nel 2019 si rivolge al Tar per ottenere quanto le spetta. Nel frattempo, ai circa 3,6 milioni iniziali si sono aggiunti interessi su interessi: gli anni trascorsi senza pagare costeranno all'Asp ulteriori 4 milioni e 730mila euro, quasi una volta e mezza la cifra dovuta originariamente.

La decisione del Tar: il debito ora è più del doppio

Il tribunale amministrativo si pronuncia a marzo di quest'anno e dà ragione a SB. L'Asp, però, non paga nemmeno stavolta, tanto che ai primi di giugno si è costretti a nominare un commissario ad acta – ben oltre i 60 giorni stabiliti dal tribunale, causa Covid - per far rispettare la sentenza.

Adesso da sborsare ci sono 8 milioni e 370mila euro
: i 3,6 iniziali, i 4,73 di interessi e, dulcis in fundo, le spese legali da rimborsare ai ricorrenti, poco meno di 64mila euro. Una goccia nell'oceano di debiti dell'Azienda sanitaria provinciale cosentina, forse, ma pur sempre soldi pubblici che si sarebbero potuti impiegare per garantire prestazioni sanitarie migliori ai cittadini.