«Sul piano politico e morale l’intero centrodestra della Calabria è devastato dalla notizia degli arresti domiciliari per Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria, nell’ambito dell’ennesima inchiesta antindrangheta coordinata dalla Dda di Catanzaro, nello specifico contro la cosca Grande Aracri di Cutro». Lo affermano, in una nota, i deputati M5S Paolo Parentela e Giuseppe d’Ippolito, che aggiungono: «Secondo quanto riportato dalla stampa, sarebbe stato accertato il rapporto di scambio tra Tallini e la cosca, nel senso che il primo sarebbe intervenuto al fine di agevolare la consorteria in un progetto di reimpiego di capitali, ricevendone il sostegno alle elezioni regionali del novembre 2014».

 

L’arresto di Tallini conferma, indipendentemente dagli sviluppi giudiziari del caso, «l’urgenza – proseguono i due deputati del Movimento 5 Stelle – di un totale rinnovamento della classe politica in Calabria, che da tempo chiediamo all’elettorato, anche in virtù delle nostre innumerevoli denunce sull’inquinamento del voto nella regione e sul ricorrente uso del potere a vantaggio delle organizzazioni criminali e di affaristi in tutti gli ambiti dell’amministrazione pubblica, a partire dalla sanità».

 

«È singolare – concludono Parentela e D’Ippolito – che nel Consiglio regionale della Calabria faccia bella mostra una targa con scritto “Qui la ’ndrangheta non entra”, con cui, evidentemente, i partiti tradizionali pensano di essersi lavati la coscienza evitando di fare al loro interno quella pulizia morale tanto raccomandata da Paolo Borsellino, da Nicola Gratteri e dal Movimento 5 Stelle».

«Maggioranza travolta sul piano morale»

Un altro parlamentare 5 Stelle commenta l'arresto di Domenico Tallini, il deputato Francesco Sapia. «Gli arresti domiciliari per il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini - ha dichiarato Sapia - chiamano in causa quella classe politica calabrese che ha sempre rinunciato al rinnovamento. Il fatto conferma forse quei gravi timori che la compianta Jole Santelli aveva espresso al giornalista Peter Gomez».

 

«Sono gravissimi gli addebiti nei confronti di Tallini, che per gli inquirenti avrebbe avvantaggiato la cosca Grande Aracri di Cutro in cambio di voti alle Regionali del 2014. La maggioranza politica della Regione Calabria ne esce travolta sul piano morale. Dunque si ripresenta la necessità e l’urgenza di fare pulizia nei partiti, di affrontare di petto la questione morale, senza più ipocrisia. Bisogna guardare la realtà e smetterla di far finta che non ci sia».

 

«Da anni – ricorda il parlamentare pentastellato – denunciamo formalmente la penetrazione criminale nelle istituzioni, il condizionamento dell’amministrazione pubblica e il dominio di potentati mafiosi o d’affari nella gestione dei soldi della comunità, con particolare riferimento alle aziende del Servizio sanitario regionale».

 

«È giunto il momento – conclude Sapia – di fare piazza pulita di tutti quei politici che sono rimasti immobili e silenti rispetto ai rapporti tra politica e criminalità, tra politica e comitati di interessi. La responsabilità, come di recente ha ricordato il magistrato Piercamillo Davigo, non è soltanto di chi sguazza in questo sistema, ma è anche, e forse in primo luogo, di chi tifa, anche semplicemente negando il problema, per quanti a questo sistema immorale appartengono».

«Cambio di passo»

In una nota i portavoce del M5s Anna Laura Orrico, Laura Ferrara, Elisa Scutellà, Alessandro Melicchio, Riccardo Tucci, Giuseppe Fabio Auddino, Massimo Misiti evidenziano: «La nuova operazione della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro che, per l’ennesima volta, si imbatte in un inquilino del Consiglio regionale è una notizia che getta nello sconforto i calabresi».

 

 «Tralasciando la vicenda giudiziaria assai grave –spiegano i parlamentari pentastellati- riguardante la potente cosca Grande Aracri di Cutro, è il quadro emergente che ci restituisce un’istantanea deprimente della classe dirigente calabrese. Assorbita dagli interessi clientelari, spesso indicibili, e invece poco attenta a quelli dei calabresi, abituata com’è a riproporsi sempre uguale a sé stessa, e quindi ad autoassolversi, in decenni di discutibile, diciamo così, gestione della cosa pubblica.

 

Una costante escalation alle istituzioni calabresi – prosegue la nota- documentata da anni di clamorose inchieste che hanno condotto inesorabilmente a ricostruire meccanismi malsani, interessi di parte, commistioni pericolose. A questo punto, i calabresi, dovrebbero porsi delle legittime domande sulle dinamiche che hanno portato in tutti questi anni alla cattiva gestione ed alla scadente erogazione dei servizi pubblici essenziali nella nostra regione come quello che in questi ultimi mesi sta balzando agli occhi dell’opinione pubblica per via della pandemia, ovvero il comparto della sanità.

 

In ragione di ciò, l’orizzonte politico della nostra regione –concludono gli esponenti pentastellati- merita un assoluto cambio di passo e la rigenerazione di una classe politica e dirigente che sia all’altezza di risollevare le sorti della Calabria»