L’arresto di Massimo Cundari non è stata una sorpresa. Da almeno due settimane dalla Procura di Cosenza erano filtrate indiscrezioni sulla indagine aperta a carico del comandante provinciale dei vigili del fuoco per l’incasso di una presunta tangente.

La denuncia dell'imprenditore

Cundari avrebbe chiesto una mazzetta, una somma di denaro pari, secondo alcune fonti, ad undicimila euro, da versare in più soluzioni, in cambio del rilascio delle autorizzazioni amministrative inerenti la realizzazione di un impianto Gpl. L’inchiesta è stata avviata dopo la denuncia dell’imprenditore vessato.

La trappola dei carabinieri

I carabinieri gli hanno teso una trappola, cogliendo il funzionario in flagranza di reato mentre intascava i soldi. La consegna dell’ultima rata della bustarella, è stata monitorata dai militari che subito dopo hanno sequestrato le banconote e proceduto alla perquisizione negli uffici di Viale della Repubblica.

Solido quadro indiziario

Altri elementi di interesse investigativo sarebbero emersi dopo il sequestro di materiale probatorio effettuato nella caserma, utile a costruire un quadro indiziario solido, ritenuto dal Gip del Tribunale sufficiente per emettere la misura cautelare della custodia in carcere. Sull’intera operazione, coordinata dal Procuratore Capo Mario Spagnuolo, vige il più stretto riserbo.

Si indaga su altri episodi

Ma secondo fonti accreditate, vi sarebbe il sospetto che l’episodio incriminato non sia l’unico, ma l’ultimo di una lunga serie di richieste illecite, non solo di denaro ma anche di altre provvidenze e benefici, tra cui pure un’automobile. Concussione e falso in atto pubblico sono i reati contestati.

Doveva andare in Romagna

Dopo l’emissione dell’avviso di garanzia il comandante dei vigili del fuoco, difeso dall’avvocato Nicola Carratelli e che durante il lockdown aveva anche contratto il coronavirus, si era assentato dal comando per un periodo di malattia. In carica dal 2016, da qualche settimana era stato ufficializzato il suo trasferimento a Forlì-Cesena. Un provvedimento questo precedente all'avvio dell'inchiesta e quindi slegato dagli ultimi accadimenti. Avrebbe dovuto prendere servizio nel capoluogo romagnolo nel mese di luglio. Proprio in seguito all’indagine però, il Ministero dell’Interno lo aveva dirottato in Sardegna. Adesso per lui sono scattate le manette.