VIDEO | L'operazione condotta dal comando provinciale dei Carabinieri ha consentito di disarticolare una associazione dedita al traffico di stupefacenti. «Sceglievano le proprie vittime, tra queste anche anziani per sottrargli le armi»
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«Azioni spregevoli». Così il procuratore capo delle Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha bollato le presunte condotte prepetrate dall'associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti disarticolata questa mattina nell'ambito dell'operazione denominata Anteo e condotta d'intesa con il comando provinciale dei carabinieri. Complessivamente trenta le persone colpite da una ordinanza di misura cautelare, trentadue, invece, gli indagati in totale.
Pusher davanti ai Sert
«Fa impressione - ha commentatto Gratteri - vedere ragazzi che faticosamente si impegnano per uscire dal giogo della droga insidiati dai venditori di morte che si piazzano all'ingresso del Sert. Una condotta resa ancor più grave poichè si tratta di ragazzi. Ringrazio quindi i carabinieri per questa operazione firmata dai sostituti procuratori Debora Rizzo e Stefania Paparazzo, con la supervisione del mio vicario il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla».
Sinergia con Tribunale
«È una indagine - ha proseguito il procuratore - che come le ultime eseguite negli ultimi mesi del 2020 rappresentano il segnale di una squadra che sta funzionando e che ha impiegato almeno due anni per poter entrare a regime ma che oggi sta portando a buoni risultati. Ogni settimana infatti il Gip del Tribunale di Catanzaro deposita una ordinanza di custodia cautelare. Siamo anche soddisfatti per il lavoro svolto dal Tribunale. Si tratta di un momento buono perchè a breve alcuni guidici saranno trasferiti. Oggi il Tribunale è ben attrezzato e organizzato e registriamo anche una ottima sinergia che produce una spinta importante in termini di produzione. C'è un buon equilibrio di pesi e contrappesi».
Rapporti con altri clan
L'odierna operazione ha riguardato il territorio del Soveratese e, in particolare, i comuni di Chiaravalle Centrale, Gasperina, Petrizzi e Cardinale. «Si tratta di territori apparentemente periferici - ha chiarito il procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla - ma divenute strategiche nelle rotte del traffico di stupefacenti. L'associazione manteneva costanti rapporti con esponenti di altre consorterie mafiose di Catanzaro, ma operanti anche nella provincia di Reggio Calabria - nella locride a San Luca - e nel Vibonese con la famiglia Mancuso. Il ruolo strategico derivava soprattutto da una operatività che consentiva di estendere il controllo sull'area ionica così come sull'area tirrenica. Attraverso questa mediazione il traffico di eroina seguiva i canali di approvvigionamento dalla Locride per finire nel Vibonese».
Cellula violenta
«L'associazione - ha proseguito il procuratore aggiunto - vantava anche rapporti con il clan Iozzo-Chiefari, operante a Chiaravalle e nelle preserre. Tra le attività illecite vi erano anche furti in appartamenti finalizzati soprattutto all'approvvigionamento di armi da utilizzare poi come merce di scambio nella fornitura di stupefacenti». Una "cellula" particolarmente violenta secondo il racconto del capitano della compagnia dei carabinieri di Soverato, Luigi Cipriani: «Erano soliti - ha spiegato - scegliere le vittime, soprattutto anziani detentori di armi senza porsi problemi ad utilizzare anche le maniere forti per entrare in possesso delle armi che servivano poi a ripagare la sostanza stupefacente». Durante le perquisizioni effettuate questa mattina sono stati rinvenuti settemila euro in contanti, armi anche da guerra, materiale esplosivo e, in particolare, tritolo.