L’operazione della Dda di Reggio Calabria che ha posto ai domiciliari il sindaco Giovanni Siclari evidenzia il ruolo di primo piano del responsabile dell’Ufficio tecnico Francesco Morabito
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La figura centrale emersa nell’ambito dell’indagine che ha provocato il terremoto giudiziario al Comune di Villa San Giovanni e all'arresto del sindaco della città dello Stretto, Giovanni Siclari, è quella dell’ingegnere Francesco Morabito, attuale responsabile del settore Tecnico urbanistico del Comune di Villa San Giovanni, il quale nel periodo delle investigazioni si è reso responsabile di plurime condotte illecite integranti ipotesi delittuose di corruzione, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato.
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La biglietteria Caronte
La principale vicenda corruttiva su cui è stata posta attenzione investigativa è stata l’esecuzione del “progetto per la riorganizzazione dell’area Villa Agip con la realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione” ad opera della società Caronte & Tourist S.p.A.
Tale vicenda ha visto da un lato il coinvolgimento di Antonino Repaci e di Calogero Famiani, rispettivamente Presidente del Consiglio di Amministrazione ed Amministratore Delegato della società Caronte & Tourist S.p.A., e dall’altro il diretto interessamento di Francesco Morabito e del geometra Giancarlo Trunfio, i quali hanno agevolato, con atti contrari ai propri doveri d’ufficio, la realizzazione dei lavori di ammodernamento della nuova biglietteria automatica.
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In particolare, in cambio della promessa di assunzione di Gianluca Trunfio, figlio del predetto Giancarlo, da parte della Caronte & Tourist S.p.A., Francesco Morabito e Giancarlo Trunfio hanno adottato un provvedimento autorizzativo illegittimo a firma del Trunfio al fine di consentire alla “Caronte & Tourist S.p.A.” la rapida realizzazione dell’opera, in assenza di un regolare titolo edilizio.
Sempre nell’ambito dell’esecuzione di detta opera, sono state registrate ulteriori condotte corruttive, attraverso cui i manager indagati, hanno promesso di elargire utilità ad amministratori comunali, che in cambio hanno asservito la loro pubblica funzione agli interessi privati della società di navigazione.
Nello specifico, Antonino Repaci si è mosso anche con il vertice dell’amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, al fine di assicurarsi l’affidamento dell’area sulla quale la sua società aveva progettato la realizzazione dei lavori in argomento, area che tuttavia risultava di proprietà Anas.
Cene gratuite per agevolare le pratiche
Le investigazioni hanno accertato anche un altro episodio corruttivo che ha visto protagonista ancora una volta Francesco Morabito, il quale ha agevolato l’iter procedimentale delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore operante nell’ambito della ristorazione e gestore della sala ricevimenti “Villa Chiringuito”, sita in località Cannitello di Villa San Giovanni. Tutto ciò, in cambio di ingiusti vantaggi economici, quali cene gratuite o con rilevanti sconti economici per sé e per altri.
L'appalto pilotato per il lungomare
L’indagine ha inoltre consentito di constatare come l’ingegnere Francesco Morabito abbia illecitamente indirizzato l’aggiudicazione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva per le opere di riqualificazione del lungomare Fata Morgana di Villa San Giovanni in favore del raggruppamento temporaneo di professionisti, in cui ha inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neo laureato in ingegneria.
Le pulizie in odor di 'ndrangheta al Comune
Con le medesime modalità illecite, l’ingegnere Morabito, in concorso con Vincenzo Cristiano, ha turbato la gara per conto del Comune di Villa San Giovanni per l’aggiudicazione in favore della Cooperativa Sociale Pandora degli appalti relativi all’affidamento del “servizio di pulizia locali edificio comunale” negli anni 2014 e 2016.
In particolare il Morabito ha concordato con Lucia e Vincenzo Bertuca (la prima quale amministratore unico e rappresentante legale della cooperativa e il secondo quale titolare di fatto dell’azienda) la presentazione dell’offerta, predeterminando modalità ed entità del ribasso e garantendo loro, preventivamente, l’aggiudicazione dell’appalto.
Tale contestazione risulta aggravata dalle modalità mafiose, perché commessa in concorso con Vincenzo Cristiano, oggi collaboratore di giustizia e all’epoca appartenente alla cosca di ‘ndrangheta Bertuca, operante nel mandamento di Reggio Calabria.