Reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Nella fase preliminare delle indagini dell’operazione “Atto Quarto” ad emergere è «l'esistenza della struttura associativa e la perdurante operatività delle storiche cosche De Stefano-Tegano imperante sul territorio riferibile alla zona di Archi almeno dagli anni '70, allorquando avveniva li primo riconoscimento giudiziale circa l'esistenza di tale articolazione di 'ndrangheta». È una presenza continua e pervasiva quella descritta nelle carte dalle quali scaturisce un quadro preciso. Ad essere descritta, infatti, è la «perdurante operatività delle cosche». E, in particolare, ad essere evidenziato è il ruolo che in molti hanno avuto negli anni per mantenere vivi e continui i rapporti tra le consorterie. 

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Tra gli appartenenti alla cosca De Stefano-Tegano, per il gip «si annovera senza dubbio Davide Bilardi, il quale svolgeva la funzione di collegamento tra le famiglie mafiose di Archi e le altre articolazioni di 'ndrangheta, gestendone i rapporti. Il suo ruolo era così penetrante da essere addirittura definito un "fratello" da due dei suoi esponenti di maggior spicco, Totò Libri e Edoardo Mangiola. Infatti viene evidenziato come «Bilardi organizzava incontri tra i più autorevoli rappresentanti delle articolazioni mafiose l'appuntamento tra Carmine De Stefano, Edoardo Mangiola e Libri».

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