Gianluca Teducci era stato fermato il 3 marzo con l'accusa di aver aggredito una signora strappandole la borsa. Ma le immagini delle telecamere sulla strada hanno provato che in quel momento era da tutt'altra parte a seguire una partita di calcio
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Un incubo durato venti giorni. Venti giorni di detenzione agli arresti domiciliari per una rapina aggravata mai commessa. È la sera del 3 marzo quando la sala operativa della polizia viene allertata. Una donna ha appena parcheggiato la sua auto in via Cantafio, a Catanzaro, sta per scendere quando viene improvvisamente avvicinata e poi strattonata da un uomo che le porta via la borsa. La polizia di mette immediatamente sulle tracce del rapinatore identificato dalla vittima come un giovane con un cappellino di lana e un giubotto nero.
Sono le 21.15 quando gli agenti della polizia, convinti di aver chiuso il cerchio, intercettano Gianluca Teducci in via Indipendenza: un uomo con un berretto in testa e un giubbotto scuro. Lo conducono dinnanzi alla vittima che, incerta, ammette di non essere sicura di trovarsi di fronte al suo aggressore. Teducci viene ugualmente arrestato e il Gip a distanza di poco tempo convalida il fermo e dipone la misura cautelare degli arresti domiciliari. «Devo ringraziare l'avvocato, Andrea Silipo, che ha fatto il possibile per farmi uscire da questo incubo», racconta Gianluca Teducci. «Io mi trovavo in via Indipendenza, stavo ascoltano la partita. È a quel punto che è arrivata alle 21.15 la prima macchina della polizia e poi la seconda alle 21.20».
Saranno poi le immagini dei sistemi di videosorveglianza a scagionarlo. Alle 20.30 Gianluca Teducci viene immortalato dalle telecamere di un tabaccaio, immediatamente dopo essere uscito di casa. E ancora alle 20.36 da quelle della Direzione Investigativa Antimafia. Proprio negli stessi attimi in cui in via Cantafio si stava consumando la rapina. È il Tribunale del Riesame che annulla poi l'ordinanza e dispone l'immediata cessazione della misura cautelare confermando la completa innocenza di Gianluca Teducci. «Quella sera lì ero tranquillo per i fatti miei - racconta -. Ero uscito per vedere la partita e da quel momento sono stato incastrato per un reato che non avevo commesso...».
L'intervista completa
Luana Costa