Finisce archiviato un altro filone d’indagine, nato come costola della più nota operazione Genesi. L’inchiesta istruita dalla Procura di Salerno che nel gennaio del 2020 ha portato all’arresto dell’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, e adombrato di sospetto l’intero distretto giudiziario catanzarese per molteplici episodi di corruzione in atti giudiziari.

Sotto accusa

In questo caso, è lo stesso ufficio di Procura salernitano ad avanzare richiesta di archiviazione al gip nei confronti di un considerevole numero di magistrati, avvocati e professionisti catanzaresi sottoposti ad indagine per diverse ipotesi di corruzione - in atti giudiziari, per atti contrari ai doveri d’ufficio, per l’esercizio della funzione, alcune delle quali aggravate dalle modalità mafiose - e per i reati di concussione e di associazione per delinquere.

Notizia di reato infondata

Lo scorso ottobre, infatti, il gip del Tribunale di Salerno, Valeria Campanile, dispone l’archiviazione per venti indagati su richiesta della Procura: «Deve ritenersi infondata la notizia di reato – si legge negli atti - per insussistenza di tutti i fatti ipotizzati, per carenza di prova e lacunosità degli elementi raccolti a carico degli indagati».

Indagati eccellenti

Indagati eccellenti – tra i quali figurano, oltre a Marco Petrini, anche l’ex presidente del Tribunale del Riesame di Catanzaro, Giuseppe Valea, gli avvocati Salvatore Staiano e Gennaro Pierino Mellea, i professionisti William Brogneri, Claudio Antonio Schiavone, Raoul Mellea e tanti altri. Tutti finiti nelle maglie dell’inchiesta salernitana perché divenuti oggetto di dichiarazioni accusatorie rimaste, tuttavia, prive di riscontro.

Intercettazioni e indagini

«Appare evidente l’assenza di un qualche valido riscontro alle dichiarazioni rese da chi, di volta in volta, è stato anche reiteratamente interrogato su vicende che neanche la poderosa piattaforma intercettiva e la contestuale corposa attività di indagine svolta hanno consentito di ricostruire in termini di certezza» conclude il sostituto procuratore, Francesca Fittipaldi, nella richiesta di archiviazione vergata anche dal procuratore della repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli.

Le dichiarazioni

Le indagini hanno, infatti, preso le mosse principalmente dalle dichiarazioni rese da Emilio Santoro, ritenuto il faccendiere dell’ex magistrato Petrini e già condannato in primo grado a 3 anni e 2 mesi di reclusione, dallo stesso Petrini (condannato per altro a 4 anni e 4 mesi) e da quelle rese dall’imprenditore catanzarese Antonio Macrina.

Quest’ultimo, in particolare, sentito dalla Squadra Mobile sui lavori da lui eseguiti nell’area portuale ricostruiva una conversazione che sarebbe avvenuta con Gennaro Pierino Mellea, il quale gli avrebbe confidato della sua intenzione di corrompere l’ex presidente del Tribunale del Riesame, Giuseppe Valea, per ottenere una sentenza favorevole al fratello Raoul che sarebbe dovuta avvenire attraverso la consegna di una somma di denaro da parte del commercialista William Brognieri. 

Il caso Perri

Ma non è l’unico caso che Antonio Macrina riferisce a chi indaga. L’imprenditore racconta altri episodi di corruzione – riferitigli sempre dall’avvocato Mellea – i cui protagonisti sarebbero stati il giudice Valea e l’avvocato Salvatore Staiano. L’ex presidente del Tribunale del Riesame avrebbe ricevuto dall’avvocato 500mila euro per emettere una sentenza favorevole nei confronti dell’imprenditore Francesco Perri, titolare di alcuni esercizi commerciali nel centro commerciale di Maida.

Lo schema

Alle dichiarazioni di Macrina si aggiungono poi quelle di Emilio Santoro, il quale - dopo il suo arresto - inizia un percorso di collaborazione con i magistrati salernitani. Nel maggio del 2020 riferisce di uno “schema”, di “un accordo di natura illecita” tra Giuseppe Valea, Salvatore Staiano e il commercialista Claudio Antonio Schiavone, quest'ultimo con frequenza nominato consulente tecnico nei procedimenti in cui Salvatore Staiano figurava in qualità di difensore.

Verifiche sui conti correnti

Secondo il racconto di Santoro, «tra le persone che furono favorite da questo schema vi fu Francesco Perri, proprietario del supermercato Due Mari». Ma anche l’imprenditore Salvatore Mazzei. Per la Procura di Salerno, gli episodi di corruzione raccontati da Macrina e Santoro vengono «ampiamente smentiti sotto il profilo della reale ricezione da parte del giudice Valea della ingente somma di denaro» annota il sostituto procuratore, sulla base «degli esiti (negativi) degli accertamenti patrimoniali disposti sul conto del magistrato e dei suoi familiari». Ma è lo stesso avvocato catanzarese a chiarire i contorni della vicenda.

Acredine e confische

Interrogato nell’ottobre del 2021 Mellea riferisce dell’«esistenza di motivi di acredine tra i due (Mellea e Macrina, ndr) in virtù di reciproci rapporti commerciali che li hanno indotti a formalizzare contrapposte denunce e citazioni sia in sede penale che civile». Inoltre, che «gli esiti dei procedimenti di interesse del Mellea non erano stati poi di fatto ad egli favorevoli». «Non conosco e non ho mai conosciuto, se non di vista, il dott. Giuseppe Valea – dichiara, interrogato, Mellea -. Del resto, tengo a precisare che il dott. Valea mi ha confiscato i beni in primo grado, mentre in secondo grado ha provveduto il giudice Petrini».

La traccia dei soldi

Insomma, non vi è traccia di ingenti somme di denaro né di sentenze risultate poi favorevoli, ma vi è di più. I due riferiscono gli episodi – e in particolare quello riguardante Francesco Perri - «in termini del tutto differenti». E altrettanto «sfornite di riscontri» appaiono le dichiarazioni di Santoro sul caso dell’imprenditore Salvatore Mazzei; in questo caso il giudice coinvolto nella presunta corruzione sarebbe stato Marco Petrini.

Inattendibilità 

Per la Procura di Salerno: «Null’altro occorre aggiungere in merito alla totale inattendibilità dei due propalanti, ognuno dei quali fa riferimento all’altro quale fonte della propria conoscenza; e ciò anche se l’episodio in sé assume nelle due versioni fornite connotati del tutto differenti». Particolarmente inattendibile per la Procura di Salerno appare Emilio Santoro dal momento che «anche altre dichiarazioni da costui rese su altri temi di indagine non sempre hanno trovato adeguato riscontro; circostanza questa che ha determinato l’archiviazione dei relativi procedimenti».

Il giudice e l'avvocato

Approfondimenti investigativi sono stati svolti poi dalla Procura di Salerno su ulteriori presunti episodi corruttivi, frutto delle dichiarazioni di Marco Petrini che chiamano direttamente in causa l’avvocato Salvatore Staiano. Durante il percorso di collaborazione l’ex magistrato, infatti, dà conto di alcuni presunti scambi di denaro con il noto penalista catanzarese per ottenere sentenze favorevoli. Almeno tre gli episodi narrati riguardanti tutti misure di prevenzione personale e patrimoniale.

Nessun riscontro

Anche in questo caso però le dichiarazioni non trovano il conforto di alcun riscontro. «L’assenza di qualunque riscontro esterno ed individualizzante – annota il sostituto procuratore – in merito alla condotta attribuita allo Staiano non consente validamente di sostenere l’accusa in giudizio a carico del predetto legale».

Archiviazione

Il gip di Salerno archivia così l’intero filone d’indagine. Lo stesso era avvenuto per l’inchiesta che ipotizzava l’esistenza di un sistema massonico a Catanzaro e che vedeva tra gli indagati numerosi magistrati e alcuni avvocati. In quel caso però fu lo stesso Petrini a ricostruire, poi a ritrattare conducendo, infine, le indagini verso l’archiviazione.