Secondo l’accusa, la presidente dell'associazione antimafia "Riferimenti" avrebbe impiegato parte dei fondi pubblici che le erano stati erogati per viaggi, pranzi, soggiorni in hotel ed acquisti di beni di consumo. Stesso provvedimento per la sua collaboratrice, Maria Rosaria Russo
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É stata rinviata a giudizio, con l'accusa di appropriazione indebita e malversazione, Adriana Musella, presidente dell'associazione antimafia "Riferimenti". Lo ha deciso il Gip di Reggio Calabria, Giovanna Sergi.
Insieme a Musella é stata rinviata a giudizio una sua collaboratrice, Maria Rosaria Russo, dirigente dell'istituto d'istruzione superiore "Piria" di Rosarno, accusata di abuso d'ufficio. L'inizio del processo per entrambe é stato fissato per il prossimo 11 aprile.
Secondo quanto é emerso dall'inchiesta condotta dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, e dal sostituto procuratore Sara Amerio, Adriana Musella non avrebbe utilizzato per gli scopi stabiliti fondi ricevuti dagli enti pubblici che ne finanziavano l'attività. Alla Musella, in particolare, viene contestato di avere impiegato parte dei fondi che le erano stati erogati per viaggi, pranzi, soggiorni in hotel ed acquisti di beni di consumo.
L'accusa di abuso d'ufficio a carico di Maria Rosaria Russo scaturisce dal fatto che la dirigente, nella qualità di responsabile reggente del liceo scientifico di Roccella Jonica, avrebbe acquistato cento copie del libro "Vittime di mafia, nome comune di persona" e 520 di "Quaderni di mafia", volumi pubblicati entrambi dall'associazione "Riferimenti" di cui la stessa dirigente era coordinatrice nazionale del settore Scuola.
La stessa Musella ha voluto affidare alla rete una prima esternazione a caldo. Sul suo profilo Facebook si legge infatti: «Oggi è una di quelle giornate che rimarrà nella storia della mia vita di cui, irrimediabilmente sono portata a fare un bilancio. Si è tempo di bilanci. Fuori imperversa un uragano proprio come nell'anima mia in questo momento. "Rinviata a giudizio". Saro sottoposta a processo. Certamente non è una sorpresa né una notizia . lo avevo anticipato e reso noto, già un anno fa. Ripeterlo a me stessa e rendermene conto, fa però un certo effetto. So che alcuni godranno e brinderanno alla mia disfatta. Il mondo va così. Sono consapevole, d'altra parte, che il processo sia l'unica vera via per giungere alla verità, o almeno lo spero. Alla mia età, dopo una vita spesa, risulta tutto molto triste...mortificante per la memoria e per la mia storia. Ho sempre sostenuto la Giustizia e ho bisogno di continuare a crederci... Ai posteri l'ardua sentenza».